Angola: un po’ di storia

Alcuni accenni sull’Angola
L’Angola è considerato un paese dell’Africa centrale, il suo nome deriva dal termine Ngola, attributo di rispetto dei sovrani Ngola, corrisponde alla traduzione italiana di “Maestà”.
Il Paese è circa quattro volte più esteso dell’Italia e conta 29 milioni di abitanti.
Il territorio è caratterizzato da savane e da una fascia di altipiani, la montagna più alta e il Morro de Moco con i suoi 2’620 m.s.m. La popolazione vive perlopiù nelle vaste savane.
Il suo principale partner economico é la Cina che ha stipulato accordi economici con l’Angola per lo sfruttamento delle sue risorse energetiche, in cambio ha inviato un’ingente quantità di operai per la costruzione d’infrastrutture: strade, ferrovie, stadi di calcio ecc.

Breve storia
L’arrivo dei portoghesi in questa regione è da situare nella seconda metà del XV secolo e già nel XVI secolo stabilirono degli accordi di pace con le popolazioni indigene. In particolare il regno dei Ndongo costituì un’alleanza abbastanza stabile con i portoghesi intrattenendo un forte commercio di schiavi, numerosi dei quali furono trasportati in Brasile.
Nella seconda metà del 1600, i portoghesi riuscirono a difendere la loro autonomia dalla Compagnia delle Indie, poiché gli olandesi erano interessati a prendere il controllo della regione.
Nel XVIII e XIX secolo l’attività più fiorente rimase il commercio degli schiavi che, anche se abolito nel 1830, perdurò sino alla fine dell’ottocento.
Nella seconda metà dell’ottocento i portoghesi aspirarono a collegare i loro due domini di Angola e Mozambico ma la risolutezza di Cecil Rhodes (celebre imprenditore e politico britannico, in seguito Primo Ministro della Colonia del Capo 1890-96) impedì questo sogno coloniale.
Il XX secolo fu caratterizzato da numerose iniziative economiche e infrastrutturali, tra cui la costruzione della ferrovia. Inoltre, furono sviluppate estese piantagioni che furono molto produttive dando un cospicuo contributo a situare il Portogallo tra le nazioni di maggior peso in Europa.
Verso la metà del XX secolo i movimenti indipendentisti presero forza. Nel 1956 fu fondato il Movimento di Liberazione dell’Angola (MPLA) e di seguito nacque il movimento Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola (UNITA).
L’11 novembre 1975 il Portogallo riconobbe l’indipendenza dell’Angola, anche perché appariva sempre più oneroso mantenere le colonie. Agostinho Neto, capo dell’MPLA, divenne il primo presidente e tale rimase fino alla morte avvenuta nel 1979 in circostanze misteriose in Russia (sembra che sia stato avvelenato). Gli successe José Eduardo dos Santos. Nel mese di luglio dello stesso anno scoppiò una lunga guerra civile che non vide in campo solo uno scontro tra etnie ma forze straniere interessate alle risorse del Paese, petrolio e diamanti e materie prime. Infatti, l’MPLA, movimento marxista-leninista fu appoggiato da Cuba e dall’Unione Sovietica, l’UNITA invece da Stati Uniti e dal Sudafrica.
Il conflitto decimò la popolazione indigena e dopo la sconfitta dell’UNITA e i cambiamenti nello scenario internazionale, nel 1988 a New York si firmò un accordo di pace. Nel 1991 furono firmati gli accordi di Bicesse e le truppe straniere si ritirarono, lasciando però dietro di loro molte mine antiuomo inespolse. Nel 1992 si tennero le elezioni presidenziali multipartitiche che videro la vittoria dell’MPLA con nuovamente José Eduardo Dos Santos confermato presidente. L’UNITA, guidata da Jonas Savimbi, non accettò l’esito elettorale e il Paese entrò in una nuova fase di guerra civile che causò numerose vittime tra i civili. Nella primavera 2002, dopo la morte di Savimbi e dopo che i ribelli deposero le armi, si giunse a un’amnistia generale e all’integrazione degli ex-ribelli nelle forze armate.
Dos Santos è rimasto in carica dal 1992 fino alle elezioni del 2017, avvenute a fine agosto quando fu proclamato il nuovo Presidente João Lourenço.
Come molti paesi d’africa, anche questo stato soffre di una grossa corruzione a tutti i livelli.
Le speranze di un cambiamento sono riposte nella leadership del nuovo presidente.