Zimbabwe 2018

Dall’1 al 29 marzo 2018. Km 3’438

Frontiera Ramokwebane Botswana/ Plumtree Zimbabwe – Matobo NP – Bulawayo – Hwange NP – Victoria Falls – Mlibizi – Binga – Nenyunka – Kwekwe – Lake Chivero – Harare – Nyanga NP – Honde Valley – Mutare – Bvamba Mountains – Chimanimani – Lake Mutirikwe – Great Zimbabwe – Masvingo – Frontiera Beitbridge Zimbabwe/Sudafrica

Frontiera di Plumtree/Zimbabwe e Matobo National Park
Due ore e mezzo per passare la frontiera, è la regola per transitare da un paese africano all’altro. Siamo in Zimbabwe, l’ultimo paese dell’Africa Australe che ci apprestiamo a visitare; poi si ritorna in Sudafrica per imbarcare il Nimbus.
Questo è un momento speciale per la Repubblica dello Zimbabwe poiché l’ex presidente Mugabe, a seguito di un “pacifico” colpo di stato a metà novembre 2017, e dopo 37 anni al potere, ha dato le dimissioni. Come presidente ad interim è subentrato il suo braccio destro Emmerson Mnangagwa e per questo la comunità internazionale e la gente del posto non si aspettano troppi cambiamenti.
Pochi chilometri dopo il confine c’è un blocco di polizia; mentre controllano i nostri documenti chiediamo informazioni riguardo a tutte le voci che circolano sugli agenti che ti fermano per ogni stupidaggine e a cui bisogna sempre allungare US$ 5.-. Ci spiegano che con la precedente amministrazione avevano l’obbligo di dare tante multe per rifocillare le casse del governo e, aggiungiamo noi, questo dava la possibilità ai poliziotti di arrotondare il loro salario. Una delle prime cose che il nuovo presidente ha fatto è stata quella di abolire questa procedura e ora le multe vengono date solo per vere infrazioni. Questo ci fa ben sperare!
Raggiungiamo l’entrata del Matobo NP, il più vecchio parco dello Zimbabwe. Fondato nel 1953, da giugno 2003 fa parte del Patrimonio mondiale dell’umanità (UNESCO). Nel parco non vediamo molti animali ma il percorso circolare ci porta alla White Rhino Shelter, dove si possono ammirare delle belle pitture rupestri. La volta è ricamata da alveari di strane api e calabroni. Particolarmente bello e interessante il World’s View da dove si gode una vista stupenda a 360° e dove sono sepolti i resti del celebre Cecil Rhodes e di altri personaggi famosi di quell’epoca. Proseguiamo visitando la Pomongwe Cave, usata come riparo per viverci nei tempi ancestrali, e in seguito come stalla per animali. Anche in questa caverna si possono ammirare dei disegni rupestri ma maggiormente danneggiati a causa dei trattamenti di conservazione sbagliati. Ci sistemiamo nel campeggio del parco, una struttura che un tempo era ben organizzata, ora in totale decadimento.
Con una guida andiamo a vedere i rinoceronti che in quel momento si trovavano all’esterno del Parco in quanto non recintato. Dopo una buona mezz’oretta di cammino vediamo delle zebre, degli gnu e poco dopo, seguendo le tracce, troviamo un gruppo di 4 rinoceronti. È una grande emozione essere sul terreno con loro a pochi metri di distanza. La guida ci dice che il rinoceronte bianco è molto mansueto a differenza di quello nero che in una situazione simile ci attaccherebbe. I rinoceronti bianchi pesano in media un paio di tonnellate, mangiano 80 kg di erba al giorno e raggiungono i 60 km/h. Ci vedono molto male e, al primo movimento brusco, s’impauriscono; la guida li tranquillizza fischiettando molto dolcemente. Per evitare il bracconaggio sono piantonati 24 ore al giorno e le due corna, per togliere l’appetito ai bracconieri, sono tagliate ogni tre anni, ovvero dopo una crescita di una dozzina di centimetri. Vederli così da vicino è stata un’esperienza indimenticabile! Nel parco ci sono delle conformazioni rocciose (Balancing Rocks) che sembrano sfidare le leggi della fisica, sono molto belle, anche se purtroppo oggi non c’è una bella luce.

Bulawayo – Centro di riabilitazione per i licaoni (Wild Dogs)
Arrivati in città, facciamo la nostra prima spesa al supermercato; tutto ciò che è importato ha un dazio molto alto che per alcuni alimenti è pari al 100%. In generale è tutto molto più caro di quanto eravamo abituati a vedere nei paesi dell’Africa meridionale. Scopriamo in seguito che molte famiglie del ceto medio/alto, una volta al mese, ordinano su internet la spesa. Questa viene fatta in Sudafrica, contrabbandata in Zimbabwe e consegnata a domicilio. Per questo servizio viene richiesto il pagamento in contanti con un supplemento del 30%. Con un salario medio di US$ 400.-/mese non dev’essere facile sbarcare il lunario!
Il centro di Bulawayo ospita una grossa centrale elettrica a carbone e la zona abbonda di miniere di questo vettore energetico che produce un grande inquinamento. Visitiamo il museo del treno, molto bello ma lasciato al suo destino. Le locomotive e i vagoni dei tempi passati situati all’esterno, sono in uno stato deplorevole.
In occasione delle nostre numerose visite nei parchi abbiamo visto molti animali ma… di licaoni (painted dogs o wild dogs – cane selvatico africano) neanche l’ombra. Ai bordi del Parco nazionale Hwanga c’è un centro ben costruito e organizzato per la protezione e la riabilitazione dei licaoni. Ci spiegano le peculiarità di questi animali che purtroppo, a causa della difficile convivenza con l’uomo e delle malattie trasmesse dai cani randagi, sono in via di estinzione. Misurano dai 60 ai 75 cm d’altezza, pesano dai 20 ai 30 chili, sono alti e snelli, hanno orecchie sproporzionate e corrono a 50 km/h.  La loro organizzazione sociale e il loro altruismo è unico. Vivono in branchi dai 2 ai 25 individui e ogni componente ha il suo ruolo. Cacciano in gruppo, e per questo il branco con meno di 5 individui difficilmente riesce a riprodursi e a svezzare i cuccioli. Solo il maschio e la femmina alfa possono accoppiarsi, ma tutti cooperano in maniera integrata per nutrire e accudire la prole e gli individui infermi o anziani. Ogni membro viene protetto dal resto del branco in ogni fase della sua vita. I licaoni sono sempre in movimento e spaziano in territori molto ampi. Soltanto durante il periodo della crescita dei cuccioli il branco si trattiene nei pressi di una tana, ritornando nello stesso luogo al termine della caccia. Mentre il branco si allontana, e a dipendenza del livello di pericolo, uno o più “baby-sitter” rimangono a proteggere la prole. In caso di pericolo di aggressione medio rimane anche la femmina alfa, se il pericolo è alto rimane il maschio alfa. Al termine di ogni caccia i Licaoni ritornano dai piccoli e rigurgitano tutto il cibo. Solo quando i cuccioli e gli infermi hanno mangiato, arriva il turno dei cacciatori e dei licaoni alfa.
Nel recinto ci sono due esemplari in attesa di essere rilasciati, sono molto schivi, li vediamo sfrecciare da lontano e appena si accorgono della nostra presenza si nascondono. Meglio per loro, se si abituano alla presenza dell’uomo, quando riguadagnano la libertà diventerebbero facili prede dei bracconieri.

Hwange National Park
Questo è il Parco Nazionale più famoso dello Zimbabwe ma a causa della difficile situazione economica in cui si trova il paese i rangers non sono molti e di conseguenza il bracconaggio è molto alto. La conformazione del terreno è molto bella e variata e generalmente molto aperta. Le piste sono molto bagnate e così diversi veicoli si trovano in difficoltà … e noi non facciamo eccezione. La ruota destra del Nimbus scivola nella scarpata e affonda nel fango e impieghiamo più di un’ora per tirarlo fuori. Qui possiamo dormire vicino a un laghetto e alla mattina presto veniamo svegliati dalla risata di una iena.
Dopo due giorni di game drive usciamo dal parco e, con nostra sorpresa, la strada attraversa una miniera di carbone. Il passaggio dal verde al nero ci fa riflettere sull’impatto ecologico dell’essere umano sul nostro pianeta.

Cascate Victoria – Lago Kariba
Ci troviamo verso la fine del periodo delle piogge, e le cascate sono al loro massimo splendore. Un anno fa le abbiamo ammirate dal lato della Zambia, ma la vista dallo Zimbabwe è migliore poiché la strada pedonale che costeggia il fronte delle cascate è più lunga e offre una quindicina di punti d’osservazione. Rimaniamo ancora una volta impressionati dalla quantità d’acqua che scorre: 90’000 m³/secondo con un salto che varia dai 70 agli oltre 90 metri. Questa volta le visitiamo anche dall’alto, con un bel volo in elicottero. Non manchiamo di visitare anche il più vecchio hotel dello Zimbabwe, l’affascinante Victoria Falls Hotel.
Il lago Kariba è uno dei quattro laghi artificiali più grande al mondo e confina a nord con la Zambia e a sud con il Zimbabwe. E’ stato creato tra il 1958 e il 1963 in seguito alla costruzione della diga Kariba sul fiume Zambesi. Il primo villaggio che raggiungiamo è quello di Mlibizi. Da qui ci sarebbe piaciuto prendere il traghetto e fare una “crociera” che in 22 ore ci avrebbe permesso di attraversare tutto il lago e arrivare al villaggio di Kariba. A causa della poca richiesta però il traghetto è stato soppresso. Decidiamo quindi di fare il percorso su strada, ben sapendo che a causa delle piogge la strada, anche se ora asciutta, sarà in pessimo stato. Facciamo una capatina a Binga, da dove incomincia lo sterrato, e poi continuiamo verso est. Il percorso passa attraverso tanti piccoli villaggi costituiti da 3-4 capanne con il tetto in paglia. La vegetazione è rigogliosa e gli abitanti molto amichevoli. Dopo poco più di 100 chilometri però desistiamo e ci dirigiamo a sud verso la capitale.

Lake ChiveroHarare
Prima di entrare nella capitale, facciamo una tappa al Lake Chivero Recreation Park, dove ci sistemiamo al Kuimba Shiri Sanctuary. Il posto è molto bello, zebre e cavalli gironzolano liberamente nella grande proprietà. Ogni anno qui sono curati e liberati tantissimi rapaci. Nel pomeriggio assistiamo al bello spettacolo di falconeria in cui il proprietario ci spiega le particolarità dei diversi uccelli. Qui ci dilettiamo in cucina; cammin facendo avevamo acquistato al mercato gli spinaci africani chiamati Covo che prepariamo secondo la ricetta locale, con cipolla, pomodoro e burro d’arachidi. Buoni!
Ad Harare andiamo all’ambasciata svizzera a ritirare la nuova carta di credito che abbiamo fatto spedire in quanto quella vecchia era stata bloccata poiché clonata. In seguito incontriamo casualmente Thomas, proprietario della più grossa ditta germanica di costruzione di veicoli camperizzati 4×4 (Unicat) che già avevamo conosciuto in altre occasioni. Andiamo a casa sua, dove conosciamo anche la sua simpatica moglie Janice. In città rivediamo anche la simpatica famiglia francese conosciuta al Matobo NP e passiamo una bella serata insieme.
Prima di lasciare la città visitiamo il centro di riabilitazione Wild is Life. Alle 15h30 inizia il tour un po’ esclusivo ma molto bello. Per prima cosa diamo da mangiare alle giraffe, poi è la volta degli elefanti. In aprile un branco di 5 elefanti verrà rimesso in libertà, e per farlo in tutta sicurezza per i primi mesi saranno accompagnati da 6 rangers. Pausa a base di pasticcini e caffè, serviti con vista su diverse antilopi, giraffe, struzzi e con i kudu che saltano con disinvoltura la recinzione. Il giro prosegue con il pasto dato ai leoni e alle iene e poi con l’incontro di un armadillo: per mantenere questo divoratore di formiche (300g/giorno) una persona si occupa tutto il giorno di lui, scarrozzandolo in giro e portandolo sui formicai.

Nyanga National Park – Honde Valley – Mutare – Bvumba Mountains
Il nostro viaggio prosegue verso la regione montagnosa a est del paese, vicino al confine con il Mozambico.
Arrivati al Nyanga National Park siamo presi d’assalto da una scolaresca e i ragazzi fanno a gara per scattare le foto insieme a noi. Siccome il viaggio è stato organizzato sul tema della geografia, spieghiamo da dove venivamo e che giro abbiamo fatto. Decidiamo di aggregarci al gruppo e andare a piedi a visitare la Nyangombe Falls e questo ci permette di fare una bella chiacchierata con i docenti. Con il Nimbus proseguiamo verso nord e raggiungiamo il punto panoramico World’s View. Da qui parte un sentiero impervio che in una ventina di minuti porta sul promontorio da dove si gode di una vista a 360°. Ritorniamo quindi sulle nostre tracce e prendiamo la pista in pessime condizioni (km 22 in 2h15) che ci porta alla cascata Mutarazi Falls. Visto che il sole sta già tramontando il ranger ci lascia visitare la cascata solo a condizione che il ragazzo del posto ci accompagni. Naturalmente accettiamo e così ci troviamo a percorrere a passo di corsa un sentiero in discesa di 600 m. Questa cascata è famosa poiché l’acqua fa un salto di m 700 (la seconda più alta d’Africa). Il punto d’osservazione non è dei migliori, per cui non ci entusiasma più di quel tanto. Quando ci rimettiamo alla guida è ormai notte fonda e la strada orribile.
Dopo una notte di riposo, scendiamo a valle da una strada secondaria che, perlomeno, non è così accidentata come quella del giorno prima. Al bivio svoltiamo per visitare la Honde Valley su una strada asfaltata che offre una vista molto panoramica.
Attraversiamo la cittadina di Mutare per dirigerci verso sud e raggiungere le Bvumba (o Vumba) Mountains dove, prima della riforma agricola, le terre erano adibite alla coltivazione di frutta e tabacco. Visitiamo il parco botanico: purtroppo i problemi economici in cui naviga il paese da quasi vent’anni e forse anche un’incuria della direzione, hanno ridotto di molto la superficie curata di quello che una volta doveva essere un fiore all’occhiello. Pochi chilometri più a monte, visitiamo il rinomato Leopard Rock Hotel con il suo magnifico campo da golf, che ha saputo mantenere un’alta qualità nei suoi servizi. Sulla strada del ritorno non manchiamo di rendere visita al pure famoso e raccomandato Tony’s Coffee Shop, un locale conosciuto per il suo cheesecake. In effetti, è il migliore che abbiamo degustato in Africa ma caspita … 12 $ per una fetta di torta!

Chimanimani – Lake Mutirikwe – Great Zimbabwe – Beitbridge
Ci rechiamo a Chimanimani, ma il tempo piovigginoso e le previsioni per i prossimi giorni tutt’altro che buone, ci fanno fare dietrofront senza visitare il parco. Abbandoniamo così le montagne, dove la stagione delle piogge regna ancora sovrana, per riguadagnare la pianura. Qui vediamo per la prima volta una coltivazione industriale di banane, riconoscibile dal tipico sacchetto blu pieno di pesticidi.
Sulla strada scorgiamo una costruzione enorme con un brulichio di persone che ci incuriosisce, ci fermiamo e scopriamo che è la Zion Christian Church. Alla reception sono onorati della nostra presenza e ci accompagnano nella visita della proprietà. Alla domanda di quale differenza ci sia con la religione cattolica, ci rispondono che loro sono più vicino alle persone e fanno molte più attività come coltivazione ecc….
Arriviamo al lago Mutirikwe (o Kyle) dove ci concediamo un paio di giorni di relax al bordo delle limpide acque. Fortunatamente il tempo uggioso non ci invoglia ad entrare in acqua … abbiamo saputo solo in seguito che vi sono i coccodrilli!
Su queste sponde sorge il Great Zimbabwe, o per meglio dire le rovine di quella che fu la più grande citta dell’Africa australe tra il X e l’XV secolo in cui vivevano fino a 20’000 persone. Si presume che ospitava l’impero di etnia shona, chiamato impero di Monomotapa e i ritrovamenti confermano che la città era un importante polo commerciale con i mercanti d’oriente. Quando giunsero i primi esploratori portoghesi la città era già disabitata e i sassi dei muri di cinta vennero usati per costruire altre abitazioni. Dal 1986 il sito fa parte del Patrimonio dell’umanità UNESCO. Quando la Rhodesia raggiunse l’indipendenza, proprio da queste rovine si trasse il nome per ribattezzare il nuovo stato.
Lasciamo le rovine e ci dirigiamo al posto di frontiera di Beitbridge. Le pratiche doganali per uscire dallo Zimbabwe ed entrare in Sudafrica durano 2 ore e mezza.