Sudafrica 2018

Dal 29 marzo al 2 maggio 2018. Km 2’966

Frontiera Beitbridge Zimbabwe/Sudafrica – Musina – Mapungubwe NP – Marakele NP – Pilanesber NP – Krugersdorp – Sterkfontein – Pretoria – Johannesburg – Harrismith – Golden Gate NP – Clarens – Thomas River – East London – Kidds Beach – Bathurst – Port Alfred – Kenton On Sea – Diaz Cross Memorial – Addo Elephant NP – Port Elizabeth

La lentezza degli africani è nota a tutti, ma quella da noi riscontrata in un impiegato doganale sudafricano è incredibile: un’ora per timbrare i nostri carnet! E sì, perché arrivato alla fine della pagina di una sua tabella, ha dovuto tirare 10 righe verticali sulla pagina seguente. Sembrava di assistere ad una scena al rallentatore … una cosa inconcepibile per noi, resa ancora più assurda dal fatto che in un’ora la coda dietro di noi si è allungata a dismisura. Con il senno di poi, ci sorge il dubbio che forse la lentezza era voluta, e che con una mancia la questione sarebbe stata risolta in cinque minuti.

Musina – Mapungubwe National Park – Marakele National Park – Pilanesber National Park
Passiamo una notte nella cittadina di Musina dove abbiamo la possibilità di rifocillare la cambusa e il giorno seguente andiamo al Mapungubwe National Park che dal 2003 è considerato patrimonio mondiale dell’umanità. In cima a uno dei molti speroni di arenaria, sorgeva infatti l’antica città omonima che tra il 1000 e il 1300 ospitava il più grande impero africano sub-sahariano chiamato Monomotapa. La città era un punto importante di commercio con i mercanti Arabi dell’oceano Indiano e l’oro alluvionale era una moneta di scambio che passava via terra da Mapungubwe verso Sofala (Mozambico). A causa della scarsità d’acqua, nel 1300 il re dell’impero trasferì la sua tribù a Great Zimbabwe. Il parco è diviso in due. Nella parte est visitiamo il bel museo in cui vi è la copia del famoso rinoceronte d’oro e poi ci spostiamo all’interno del parco, dove un sentiero che parte dall’area picnic conduce a quattro piattaforme che offrono una stupenda vista sulla confluenza del fiume Shashe e Limpopo che segnano il confine del Sudafrica con il Botswana e lo Zimbabwe.
Il giorno seguente visitiamo la parte ovest del parco, ma con la mole del nostro veicolo non possiamo accedere alla strada lungo il fiume, maggiormente popolata da animali, per cui ne vediamo pochi.
Poco più di km 400 di strade e piste con manti stradali diversi ci separano dalla nostra prossima meta. Molto panoramica è la pista che da Vaalwater costeggia la parte sud del Marakele National Park. Ci sistemiamo nel campeggio che è famoso per ospitare molti animali che gironzolano vicino alle tende, tra cui i rinoceronti. Siamo però nel mezzo delle vacanze di Pasqua e il campeggio, per i rinoceronti, è probabilmente troppo rumoroso. Anche questo parco ha due sezioni: quella bassa, senza animali pericolosi e quella alta con i Big 5. La vegetazione è molto fitta, e quindi gli avvistamenti sono pochi. In compenso però il paesaggio è magnifico: la zona è piuttosto montagnosa e la vista di queste rocce illuminate da una calda luce invita a fermarsi per contemplare la natura.
Il nostro viaggio procede verso sud e sulla nostra rotta incontriamo il Pilanesberg National Park che, anche se già visitato l’anno scorso, non manchiamo di attraversarlo di nuovo. È una giornata piovigginosa e neanche gli animali amano questa meteo, per cui non ci aspettiamo di vedere granché. In effetti, vediamo solamente qualche animale acquatico e un rinoceronte accasciato con i ranger a fargli da balia in attesa del veterinario.
Poco dopo aver lasciato il parco ci imbattiamo in un acquazzone frammisto a grandine, come mai non ne avevamo visto sino ad ora.

Krugersdorp – Sterkfontein – Pretoria – Johannesburg
Durante i nostri viaggi abbiamo conosciuto molte persone con cui abbiamo mantenuto i contatti. Ronelle e Wayn, conosciuti in autunno 2015, anche loro con un camper Iveco 4×4, si trovano da qualche settimana in visita dai loro parenti a Krugersdorp. Ci invitano a fermarci e così passiamo alcuni piacevolissimi giorni in loro compagnia e dei loro familiari, scambiandoci reciprochi consigli di viaggio.

Vicino a loro sorge la “Cradle of Humankind World Heritage Site” ovvero la “Culla dell’umanità”. La terra gira nello spazio da 4,6 miliardi di anni, in un universo nato 14 miliardi d’anni fa! Questo è quanto si legge al Maropeng Visitor Center. Le prime forme di vita, i ricercatori stimano che siano apparse 3,8 miliardi d’anni fa, dopo che la terra si raffreddò e l’acqua si condensò creando gli oceani.  250 milioni d’anni fa, sulla superficie terrestre, le placche di terra che formavano un mosaico si riunirono in un solo continente denominato Pangaea. Dopo 50 mio d’anni, il supercontinente si frammentò in due continenti e 135 mio. d’anni fa, iniziò di nuovo a frammentarsi; da 65 mio. d’anni, grosso modo, ha la conformazione che possiamo rilevare oggigiorno. E proprio 65 mio. d’anni fa, si estinsero anche i dinosauri. Tanto, tanto tempo dopo, appaiono in Africa i primi uomini “moderni”, circa 200’000 anni fa; ma chi sono i predecessori dell’Homo Sapiens? Alla Cradle of Humandkind, 40 km a ovest di Johannesburg, si trova un padiglione che risponde a molte domande sui nostri predecessori.
Un complesso di grotte dolomitiche di arenaria ha custodito e custodisce tuttora da milioni d’anni i reperti fossili dei nostri antenati ominidi. I fossili rinvenuti a Sterkfontein, ci dicono che i nostri progenitori hanno vissuto in questa valle che conserva oltre una quarantina di siti archeologici, e solo 13 di questi sono stati esplorati. Più del 40% di ominidi ritrovati in Africa sono stati rinvenuti in quest’area, Patrimonio mondiale dell’umanità dal 1999.
L’Homo sapiens è il ramo più recente della famiglia dell’albero genealogico che attraverso milioni di anni ha incluso dozzine di specie di ominidi. È anche l’unica specie sopravvissuta. Gli scienziati ritengono che la nascita dell’Homo sapiens sia da situare circa a 200’000 anni fa. La nostra specie è dunque relativamente giovane se si considera che gli ominidi siano apparsi 7 milioni d’anni fa.
Little Foot: nel 1995-98, tanto sono durati gli scavi, fu scoperto un fossile straordinario di scheletro quasi completo di una precedente forma di Australopithecus africanus, collocato tra 4,1 a 3,3 mio. di anni fa. È l’ominide più datato della Culla dell’Umanità. Piccolo piede, così soprannominato poiché il suo piede era ovviamente piccolo in base alla sua statura, ma anche la statura di quest’ominide era piccola in confronto all’essere umano moderno, ha l’alluce divergente: il che fa supporre che si arrampicava sugli alberi e probabilmente ci dormiva anche, per essere al riparo da iene e altri predatori. Il suo cervello aveva un volume inferiore alla metà di quello dell’essere umano moderno.
Taung Child: si tratta di un cranio fossile di un Australopithecus africanus scoperto nel 1924 da operai di una miniera. Soprannominato “bambino di Taung”, poiché la dimensione del cranio lascia presupporre che sia deceduto in giovane età, Taung è il luogo del ritrovamento. Questo fossile è datato a 2,3 mio. d’anni fa.
Mrs Ples: la signora Ples o, da recenti studi sembra che sia il signor Ples, è uno dei pezzi più famosi scoperti nel 1947 in questa zona, più precisamente nei pressi della grotta di Sterkfontein; uno dei ritrovamenti più importanti perché il suo scheletro è quasi completo. Il nome deriva dall’abbreviazione di Plesianthropus che significa “quasi umano”. Si ritiene che l’ominide dal piccolo cervello (485cc), camminasse già in posizione eretta. Classificato nella specie Australopithecus africanus, si presume sia risalente a 2,1 mio. d’anni fa.

Lasciamo i nostri amici e, siccome è giunto il momento di fare un servizio al nostro Nimbus, andiamo a Pretoria. Per il grande servizio ci rivolgiamo nuovamente all’agenzia MAN Hatfield.
Andiamo nella grande metropoli di Johannesburg per passare un paio di giorni con Cecilia, i suoi figli e i nipoti; purtroppo il marito Tommaso è deceduto la scorsa estate. Nel 2016 avevamo conosciuto questa splendida famiglia di origine italiana, con la quale è nato un rapporto di grande amicizia.
Lasciamo Johannesburg per dirigerci verso sud.

Harrismith – Golden Gate Highlands National Park – Clarens – Thomas River
Attraversiamo la piacevole cittadina di Harrismith e raggiungiamo il Golden Gate Highlands National Park che ospita il Basotho Cultural Village. Questo parco nazionale non è famoso per la sua fauna, effettivamente piuttosto scarsa rispetto ad altri parchi, ma per la bellezza delle sue montagne che fanno parte del Drakensberg e confinano con la parte nord-occidentale del Lesotho. Le conformazioni rocciose s’innalzano dalle vaste praterie e il loro colore rossastro, che s’accende ai raggi del sole, invoglia a belle passeggiate. Malgrado non sia propriamente ricco di animali selvatici, lo gnu della coda bianca lo vediamo per la prima volta quest’anno proprio qui. Le praterie dell’Alto Veld sono pure un habitat ideale per una moltitudine di uccelli.
Arriviamo nella cittadina di Clarens, così denominata in onore della sua omonima sul lago Lemano che ha ospitato il presidente del Sudafrica in esilio Paul Kruger. Un luogo pittoresco, con degli stabili d’epoca ben restaurati e che attira anche il turismo locale.
Proseguiamo verso sud, la strada è molto panoramica, con delle immense distese di campi fioriti e di coltivazioni di girasoli.
Ci fermiamo per passare la notte a Thomas River, un gruppuscolo di case con un’antica libreria, un museo, un pub e una vecchia stazione ferroviaria in disuso. Il giorno seguente purtroppo è tutto chiuso poiché il lunedì è giorno di riposo, così possiamo sbirciare gli interni solo dalle finestre.

East London – Kidds Beach – Bathurst – Port Alfred – Kenton On Sea – Diaz Cross Memorial
Raggiungiamo la costa ad East London, dove naturalmente passiamo a trovare i nostri amici Carla, Godfrey e Luck, conosciuti nel 2016. Ogni qualvolta ne abbiamo la possibilità ci incontriamo volentieri; infatti, loro hanno un camper come il nostro ma in Europa.
Il nostro viaggio prosegue lungo la costa verso sud ovest. Prima tappa a Kidds Beach, un paesino tranquillo affacciato sull’Oceano Indiano. Alla fine della stradicciola che costeggia il mare troviamo un bello spiazzo per trascorrere qualche giorno.
Poco lontano dalla costa, il clima è particolarmente favorevole alla coltivazione di ananas, così non manchiamo di passare al museo dell’Ananas di Bathurst. La pianta impiega 1 anno e nove mesi per fare un frutto, il secondo anno ne fa due ma un po’ più piccoli.
Proseguendo passiamo da Port Alfred, altra cittadina che si affaccia all’Oceano con parecchie case di vacanza ma troppo costruita per i nostri gusti. Ci fermiamo a Kenton on Sea, la costa offre una bella passeggiata dove, tra i due magnifici estuari, si stagliano delle belle conformazioni rocciose che sembrano opere d’arte.
Poco lontano da Kenton on Sea sorge una croce in memoria dei primi portoghesi sbarcati in Sudafrica sotto il comando di Bartolomeo Diaz. Per raggiungere il luogo si deve percorrere un tragitto molto suggestivo a piedi di una mezz’oretta sulle fantastiche dune bianche.

Addo Elephant National Park – Port Elizabeth
Eccoci nuovamente all’Addo Elephant National Park, dove veniamo accolti dalle scimmiette Vervet che scambiano il Nimbus per un parco giochi. Nel 1931, anno in cui è stato dichiarato parco nazionale, di elefanti ne erano rimasti solo 11 ma ora il nome del parco non tradisce le aspettative: più di 500 elefanti scorrazzano liberamente tra una pozza d’acqua e l’altra. Non vedere elefanti all’Addo è come non trovare la birra a Monaco di Baviera! Il parco ha anche una sezione marittima e vanta la presenza della balena australe e del grande squalo bianco. L’elefante non è uno degli animali più belli, ma ciò che ci conquista sono le dinamiche di gruppo, molto complesse e organizzate. Abbiamo inoltre scoperto che quando soffrono il caldo, apprezzano molto fare il bagno, e rimangono parecchio tempo in acqua. Nel campeggio del parco ci entriamo con fatica, causa l’altezza del nostro veicolo. Il giorno seguente decidiamo di uscire per trascorrere la notte e ci sistemiamo in uno spiazzo vicino alla recinzione del parco; il mattino seguente ci troviamo una dozzina di Rangers attorno al nostro veicolo. Ci dicono che lì non possiamo stare, non è sufficientemente sicuro, non per gli animali ma per i malintenzionati e ci dicono molto gentilmente che possiamo rimanere nel parcheggio interno. Ci chiedono anche se, per esercizio, possono far ispezionare il nostro veicolo dal cane che è addestrato per la ricerca di armi da fuoco.
Dopo quattro giorni, a malincuore, lasciamo il parco e andiamo in quella che sarà la nostra ultima destinazione: Port Elizabeth … dove tutto incominciò a metà novembre 2015. Gli ultimi giorni di questo viaggio li passiamo a preparare il Nimbus per essere imbarcato sulla nave che lo riporterà al porto belga di Zeebrugge. Il viaggio durerà una ventina di giorni, durante i quali noi saremo in Madagascar, sull’isola di Nosy Be.