Argentina 2019

Dal 18 dicembre 2018 al 15 febbraio 2019. Km 6’964

Frontiera Fray Bentos Uruguay/Argentina – Gualeguaychu – Rosario –Villa Mercedes – Paso de Las Carretas – Mendoza – Tupungato – Paso de Los Puntanos – San Rafael – El Nihuil – Cañon del Atuel – San Rafael – Los Reyunos – Saline del Diamante – Malargüe – Chos Malal – Las Lajas – Villa Pehuenia – Lago Norquinco – Lago Huechulafquen – Junín de los Andes – San Martin de los Andes – Villa La Angostura – San Carlos de Bariloche – Colonia Suiza – Villa Catedral – El Bolsón – Perito Moreno – Cañon del Rio Pinturas e Cueva de las Manos – Gobernador Gregores – El Chaltén (Fitz Roy) – El Calafate – Ghiacciaio Perito Moreno – Frontiera Paso Rio Don Guillermo Argentina/Cile – Parco Nazionale Torres del Paine – Frontiera Paso Rio Don Guillermo Cile/Argentina – Ruta 40 verso nord – Lago Posadas – Los Antiguos

Frontiera Argentina Gualeguaychu – Rosario –Villa Mercedes – Paso de Las Carretas – Mendoza – Tupungato – Paso de Los Puntanos
Salutiamo i nostri amici Gabi e Peter che rimangono in Uruguay e ci dirigiamo verso la frontiera argentina. Abituati alle lungaggini doganali dell’Africa, siamo stupiti di riuscire a sbrigare le pratiche in meno di mezz’ora. Otteniamo un visto d’entrata di tre mesi e percorriamo il lungo ponte sopra il Rio Uruguay che traccia il confine tra i due Paesi.
Il primo cartello che vediamo in Argentina è molto simbolico “Las Malvinas son Argentinas”, che ci ricorda la guerra delle Falkland persa dagli argentini e, ad oggi, non ancora digerita.
Ci fermiamo a Gualeguaychu, cittadina adagiata sulla sponda del fiume, facciamo il pieno al Nimbus, poiché il diesel costa meno che in Uruguay e la spesa, costatando che anche sui generi alimentari i prezzi sono più convenienti. Alla sera riceviamo una gradita visita di Laura, Gabriele e i loro due figli che, per diversi motivi, hanno legami con il nostro Paese.
Proseguiamo in direzione di Victoria, su tutto il tracciato vediamo campi allagati. Da lì percorriamo i 60 km di strada rialzata e ponti che passano sopra la vasta zona paludosa che costeggia il Rio Paraná. A causa delle forti piogge, anche qui è tutto inondato e le mandrie di bovini devono essere evacuate con le imbarcazioni.
Giunti nella bella città di Rosario, visitiamo il “Monumento National a la bandera”. Siccome è previsto di ritornarci, rinunciamo a una visita più approfondita per non ritardarci nel nostro programma. Infatti, per la parte più a Sud dell’Argentina, è opportuno sfruttare l’estate australe.
Attraversiamo l’Argentina da Est a Ovest, passando per la cittadina di Villa Mercedes proseguendo verso Mendoza. La strada è monotona e priva d’interesse. Facciamo tappa al Paso de Las Carretas, dove è stato creato un bacino artificiale, e ci godiamo un giorno di tranquillità, anche se c’è sempre qualcosa da fare.
Alle porte di Mendoza festeggiamo la vigilia di Natale con una buona cenetta alla Posada Cavieres a Russel (Maipù), gestita da un belga che ha pure una grande estensione di vigneti.
La regione di Mendoza è conosciuta per le sue vigne e le cantine che offrono degustazioni e, generalmente, anche la possibilità di pranzare.
Non perdiamo l’occasione di visitare la Bodega Ojo de Agua/Vino situata a Lujan de Cuyo, di proprietà dell’artista svizzero Dieter Meier. Tutto il vino prodotto è biologico e il 98% è esportato in Europa. Al nostro arrivo, le simpatiche guardie ci dicono che i camper svizzeri possono pernottare nella loro proprietà e così accettiamo l’ospitalità. Giacché siamo nella patria del vino, decidiamo di degustare anche quelli della cantina  “Jean Bousquet” a Tupungato in cui si produce un Malbec veramente ottimo. Accompagniamo la degustazione con un buon pranzetto e proseguiamo fino al passo de Los Puntanos.

San Rafael – El Nihuil – Cañon del Atuel – San Rafael – Los Reyunos
Lasciamo la regione di Mendoza e c’immettiamo nella mitica Ruta 40 puntando verso Sud. La Ruta 40 è una strada nazionale che attraversa da sud a nord l’Argentina. Inizia a Cabo Virgenes, scorre parallela alla Cordigliera delle Ande per ben 5’194 km e termina a nord, al confine con la Bolivia. La Cordigliera delle Ande la vediamo in lontananza e la strada è poco panoramica. Raggiungiamo San Rafael passando tra vigneti e uliveti. Approfittiamo di un lavaggio self-service per pulire il nostro Nimbus. Ci dirigiamo a El Nihuil che si affaccia sull’omonimo bacino idroelettrico e ci fermiamo al bordo delle dune a goderci il panorama e ad ammirare l’avifauna che abbonda di cigni con il collo nero. Si alza un vento fortissimo e decidiamo di rimetterci in viaggio. Giriamo il Nimbus ma le ruote posteriori sprofondano nel terreno! Infatti, chi l’avrebbe mai detto che sotto la crosta di sabbia ci fosse un terreno argilloso? Subito vengono in soccorso i bagnanti ma ben presto ci si rende conto che senza l’aiuto di un caterpillar non si riesce a uscire. Gloria va con Esteban, una persona del posto, alla ricerca di un veicolo industriale ma purtroppo il proprietario è andato via per le feste. Chiedono ai pompieri, ma loro non hanno un veicolo che potrebbe toglierci dagli impicci. Fortunatamente il piccolo comune ha un trattore che, con l’aiuto di due pick-up riescono a togliere il Nimbus dal buco … per insabbiarsi nuovamente 5 metri dopo. La spessa crosta di sabbia, che secondo la gente del posto è durissima, non sopporta le 9 t dell’asse posteriore del Nimbus! Con le pale togliamo la sabbia da sotto il telaio e scarichiamo anche la moto. Un altro tentativo va a buon fine ma dopo pochi metri ecco che il Nimbus mette ancora il sedere a terra.  Finalmente, dopo quattro ore e mezzo, con 3 Pick-up e il trattore, riusciamo a uscire dalla zona critica. Esteban propone di andare a festeggiare tutti assieme a casa sua dove la moglie Analine ci prepara delle deliziose pizze.
Da questa avventura nascono nuove amicizie. Siamo invitati a festeggiare San Silvestro con loro, ma non solo. Infatti, è loro tradizione per quest’occasione riunire la famiglia allargata e così siamo più di una ventina. Il cenone consiste in un’ottima grigliata mista di buona carne argentina, cucinata magistralmente da Esteban, tanti buoni contorni e soprattutto tanta allegria.
Lasciato gli amici, ci tuffiamo nel magnifico Cañon del Atuel e ci sistemiamo in un bello spiazzo sulla riva di un bacino idrico. La strada che costeggia il fiume offre degli scenari mozzafiato e sfocia al Lago Valle Grande; purtroppo il forte vento disturba parecchio e così rinunciamo a fermarci sulle sponde del lago e concludiamo il nostro percorso circolare di nuovo a San Rafael.
Un’altra attrazione turistica, poco lontano dalla cittadina, è il percorso che da Los Reyunos costeggia il fiume diamante: in 8 chilometri ci sono tre dighe con degli scorci stupendi. Sul cammino sono nati alcuni centri di svago che offrono diverse attività, perlopiù legate evidentemente all’acqua.

Saline del Diamante – Malargüe – Chos Malal – Las Lajas – Villa Pehuenia – Lago Norquinco – Lago Huechulafquen
Il viaggio continua verso Sud, attraversando la Pampa del Diamante che, nonostante il suo nome altisonante, offre qualche bello scorcio ma nulla più. Visitiamo la salina del diamante che ospita il museo del sale.
A Malargüe visitiamo l’interessante Osservatorio Pierre Auger, il quale si prefigge di osservare e studiare i raggi cosmici di alta intensità che sono di provenienza extragalattica. L’obiettivo è di determinare l’origine e l’identità di questi raggi cosmici per meglio comprendere e conoscere il nostro universo.  L’osservatorio ha un reticolo di 1600 ricettori di superficie, disposti esattamente a 1500 m uno dall’altro, occupando una superficie di 3’000 km². Questi ricettori di superficie del tipo “Cherenkov”, contengono 12’000 litri di acqua ultra-pura con 3 tubi fotomoltiplicatori; i dati sono inviati in tempo reale alla centrale. Per ora non si ha idea di un’applicazione pratica.
Ci mettiamo in viaggio e apprezziamo il paesaggio che comincia a diventare interessante. Dopo un’ottantina di chilometri inizia un tratto sterrato di 100 km che passa anche attraverso una zona molto bella, caratterizzata da grandi formazioni laviche. La cima innevata del Vulcano El Tromen (3984 m) fa da sfondo e ci dà il benvenuto in Patagonia. A Chos Malal un monumento indica che il villaggio si trova esattamente a metà della Ruta 40. A Las Lajas, una scultura ci ricorda che siamo nella regione dei condor. Lasciamo la Ruta 40 per dirigerci verso Ovest. Siamo nella regione dei Mapuche (o Mapuce), termine che significa “popolo della terra”. Nativi della regione, hanno resistito con successo ai molti tentativi dell’Impero Inca di assoggettarli e combatterono anche contro i conquistadores riuscendo a resistere per tre secoli ai tentativi di colonizzazione. Qui la polizia ha anche il compito di scortare le greggi che percorrono le strade. Pochi chilometri prima del confine con il Cile imbocchiamo la strada sterrata per il lago Aluminé, contornata da alberi di Araucaria . La meteo fa le bizze, la pioggia si mescola con i fiocchi di neve. Il Nimbus ha un problema: la valvola che regola la pressione dell’aria del sistema dei freni non riaggancia il compressore, la pressione si abbassa e blocca i freni. Per ripristinare la pressione nel circuito, si deve continuamente spegnere e riaccendere il motore. Arriviamo a Villa Pehuenia (lago Aluminé) e ci sistemiamo nei parcheggi dell’imbarcadero.
Il giorno seguente è di nuovo freddo e uggioso. Lasciamo il parcheggio e andiamo nel piccolo centro dove dovrebbe esserci un garage. L’accesso però è ostruito dai rami bassi, e così entriamo in un caffè con WiFi, da dove, con una pessima linea, riusciamo a contattare via Skype il nostro garage di fiducia Nepple a Belllinzona. Il meccanico ci suggerisce il da farsi: smontare il filtro della valvola e pulirlo bene. Prima però bisogna trovare un posto in cui possiamo dare una ripulita al dispositivo. Usciti dal caffè, vediamo attorno al Nimubs diversi gendarmi con il loro camioncino e chiediamo informazioni. Dopo aver ispezionato il Nimbus e i nostri documenti ci scortano molto gentilmente presso la loro gendarmeria dove possiamo fare il lavoro. È freddo ma fortunatamente ha smesso di piovere. Puliamo il filtro e la presa elettrica che era infangata. Proviamo se funziona. Macché! Ricontattiamo il garage Nepple, ci dicono che bisogna cambiare la valvola, cerchiamo una concessionaria MAN in Cile e proviamo a metterci in contatto con loro. Anche se la linea telefonica è peggiorata, riusciamo a capire che c’è un servizio MAN a Temuco che dista circa km 200. Andiamo all’ufficio informazioni per sapere come sono le strade, nascondiamo formaggio, verdura e frutta (non è concesso importarle in Cile) e percorriamo gli 8 chilometri che ci separano dalla dogana. Ed ecco che la valvola dei freni del Nimbus funziona a meraviglia! Decidiamo quindi di non attraversare il confine e di continuare il viaggio come pianificato. Ci fermiamo al bordo del Lago Norquinco. Oggi fa ancora freddo ma splende il sole e apprezziamo la bellezza del paesaggio che ci accompagna fino al lago Huechulafquen. Decidiamo di esplorare la sponda sud e imbocchiamo la pista, che ad un certo punto si copre di rami. La nostra attrezzatura non basta ma si avvicina Osvaldo che ci presta una scala per segare un ramo. Raggiungiamo uno spiazzo con bella vista sul lago e il vulcano Lanin.

Junín de los Andes – San Martin de los Andes – Villa La Angostura – San Carlos de Bariloche – Colonia Suiza – Villa Catedral – El Bolsón
Raggiungiamo la nota cittadina turistica di Junín de los Andes, conosciuta anche per la “Via Christi” dell’artista scultore e architetto Alejandro Santana. Un percorso di 23 stazioni con sculture che rappresentano la vita di Gesù letta in chiave contemporanea, con al culmine la monumentale e bellissima opera in vetro che raffigura Cristo in croce.
Prossima tappa, San Martin de los Andes, centro nevralgico per raggiungere le piste da sci. La bella cittadina sulle sponde del Lago Lácar è molto frequentata anche in estate per le numerose attività che offre. Da qui inizia la rinomata zona dei sette laghi. La strada si snoda tra boschi e laghi, offrendo degli scorci mozzafiato. È incredibile la trasparenza dell’acqua dei fiumi e dei laghi che si tinge dall’azzurro al verde smeraldo. A parte la temperatura, non ha nulla da invidiare ai colori del mar di Sardegna. La strada passa proprio in mezzo a Villa La Angostura, altro insediamento turistico molto carino: le costruzioni sono fantasiose e molto curate. Gli architetti hanno fatto largo uso di legno massiccio lasciando un’impronta di grande stile.
Continuando il percorso, raggiungiamo San Carlos de Bariloche. La città più grande della zona dei sette laghi che ha dato il via al richiamo turistico della regione. Negli ultimi anni la sua popolazione è cresciuta a dismisura, passando dai 60’000 abitanti del 1980 agli oltre 112’000 del 2010. Difficile mantenere uno standard alto di bellezza e originalità quando il ritmo di crescita è così elevato e il piano urbanistico molto lacunoso. Tuttavia, Bariloche sfoggia numerosi edifici caratteristici degni di nota e diversi ristoranti particolari che ostentano la classica architettura ricca di legno massiccio. Dalla cittadina parte un circuito che si snoda verso ovest e che costeggia le diverse ramificazioni del lago Nahuel Huapi. Facciamo tappa alla polverosa Colonia Suiza, fondata da due famiglie vallesane che vi si stabilirono nel 1895. Anche se l’agglomerato turistico è ricco di negozietti e bar, regna comunque una sensazione di tranquillità. Tramite una strada secondaria sterrata ci dirigiamo verso Villa Catedral. Cammin facendo, incontriamo un uomo intento nella riparazione di un piccolo ponte di legno, ci dice di passare per il guado a lato, ma gli alberi bassi ci rendono la via inaccessibile. Aspettiamo un attimo e poi ci fa passare sul ponte, che non indica alcun limite di peso… Un forte rumore sotto le ruote e la sua imprecazione non promettono niente di buono! Continuiamo imperterriti e nello specchio retrovisore vediamo un cartello che limita il peso a 6 ton. mentre noi ne pesiamo 15 … ci sarà qualche asse in più da cambiare! Arriviamo a Villa Catedral, è da qui che partono tutti gli impianti di risalita per le piste da sci della rinomata Bariloche. In inverno ci dev’essere un gran fermento.
La nostra nuova meta è El Bolsón, conosciuta come cittadina di alternativi in cui regna un ambiente molto piacevole. Da qui partono numerosi sentieri escursionistici. Nell’ultimo mese in Argentina si è sentito parlare molto di Hantavirus. Questo virus, che normalmente viene trasmesso solamente se si entra in contatto con l’urina dei topi portatori, in questa regione si è modificato e può anche trasmettersi per via aerea da persona a persona. L’incubazione è di 50 giorni e ha un tasso di mortalità del 38%. In poco tempo nella regione sono morte una dozzina di persone.
Decidiamo dunque di non assumerci il rischio e passiamo la zona senza visitarla.

Perito Moreno – Cañon del Rio Pinturas e Cueva de las Manos – Gobernador Gregores – El Chaltén (Fitz Roy) – El Calafate – Ghiacciaio Perito Moreno
Lungo il cammino facciamo diversi incontri, il più emozionante è senz’altro quello con il “Piche”, una delle tre specie di armadillo che vivono nella ventosa Patagonia. Questi animaletti sono normalmente molto schivi, ma la curiosità di questo esemplare ci ha permesso di fotografarlo e ammirarlo da vicino, prima che scomparisse a tutta velocità. Passiamo dalla cittadina di Perito Moreno (da non confondere con l’omonimo Parco Nazionale e con il ghiacciaio) e imbocchiamo una scorciatoia che scende nel Cañon del Rio Pinturas dove decidiamo di trascorrere la notte. Il giorno seguente, dopo una bella passeggiata nel Cañon, raggiungiamo la Cueva de las Manos. Questo sito archeologico di grande importanza, divenuto patrimonio culturale dell’umanità nel 1999, mostra delle pitture rupestri dipinte dai primi abitanti della Patagonia, dunque vecchie di ca 10’000 anni. Questi dipinti raffigurano per lo più delle mani, si trovano sulle pareti del Cañon del Rio Pinturas e si possono visitare solo accompagnati da una guida.
Riprendiamo la Ruta 40 verso sud, e dopo aver oltrepassato la cittadina di Gobernador Gregores, percorriamo 72 km di pista. Questo tratto rappresenta una sfida per i ciclisti e i motociclisti, poichè oltre alla spesso manto di ghiaia, vi sono raffiche di vento fortissime.
Arriviamo a El Chaltén, nel Parco Nazionale “Los Glaciares”, da dove si può ammirare, nel vero senso della parola, una delle montagne più belle, il Fitz Roy. Questa montagna di granito color marroncino si erge maestosa stagliando la sua elegante forma nel cielo patagonico, spesso carico di nubi, fino a raggiungere un’altitudine di 3’405 m. La meteo non è dalla nostra parte per cui rinunciamo ad intraprendere il sentiero di quattro ore di cammino che servono a raggiungere la Laguna de los Tres da dove si gode la vista più ravvicinata della montagna. Ci accontentiamo di qualche sentiero meno impegnativo e notiamo con piacere che alcune tavole informative sono scritte anche in braille.
Ci spostiamo a El Calafate, una tappa quasi obbligatoria per chi vuole visitare il ghiacciaio Perito Moreno che dista un’ottantina di chilometri dal centro abitato. Dapprima però visitiamo il museo del ghiaccio “Glaciarum”, un edificio moderno di recente costruzione che si prefigge d’essere il primo centro del Sudamerica d’interpretazione dei ghiacciai e del cambiamento climatico.
A vent’anni di distanza della nostra visita al ghiacciaio Perito Moreno, la sua bellezza e maestosità non mancano di emozionarci nuovamente. Questo ghiacciaio è uno dei pochi che non si ritira, la sua lunghezza di una trentina di chilometri gli permette di avanzare, nella parte centrale, di circa 2 metri al giorno. Per questo motivo è frequente la rottura di grossi blocchi di ghiaccio che, con grande fragore, si tuffano nel Lago Argentino. L’altezza del ghiacciaio che affiora dall’acqua, in taluni punti raggiunge i 70 metri (come un palazzo di oltre venti piani) e il suo fronte è di 5 km. Il movimento del ghiacciaio che scende a valle per forza di gravità, esercita un`intensa azione erosiva sulle rocce del suo letto le quali generano un fine pulviscolo di minerale denominato “farina di roccia”. Le particelle sono talmente fini che, quando il ghiaccio si scioglie, esse non sedimentano e rimangono in sospensione nell’acqua, riflettendo i raggi solari. Ecco perché l’acqua proveniente dai ghiacciai ha questo magnifico colore. Un vasto percorso di passerelle dà la possibilità di ammirare il ghiacciaio da vicino ma non ci lasciamo sfuggire l’emozione di un mini-trekking su di esso.
Da qui raggiungiamo il punto più a sud del nostro viaggio in Argentina: Cancha Carrera, dove il valico doganale del Paso Rio Don Guillermo segna il confine con il Cile.

Argentina: Ruta 40 verso nord – Lago Posadas – Los Antiguos
Ripercorriamo quindi a ritroso i 700 km sulla ventosa R40. In pianura, il Nimbus consuma 25 l/100 km, con il forte vento contrario il consumo raddoppia! All’altezza dello svincolo per “La Cueva de las Manos” prendiamo la pista a ovest che ci porta a Lago Posadas. Avremmo voluto fermarci qui qualche giorno ma Gloria, che soffre il mal di mare, mal sopporta le raffiche di vento che sbattono contro la nostra casetta. Da qui percorriamo una pista molto panoramica che costeggia il Cile e si snoda tra le montagne. Strane conformazioni rocciose dai colori che passano dal verde, al giallo al viola e marrone ci obbligano a fermarci più volte per cercare di immortalare questi magnifici paesaggi non solo nel nostro cuore ma anche nell’obbiettivo della macchina fotografica.
Ancora una volta sopra di noi vediamo alcuni condor che sfruttano la termica e sembrano incuriositi dal nostro veicolo. Il condor è uno degli uccelli più grandi al mondo che può volare, la sua apertura alare può raggiungere i tre metri e il suo peso può arrivare a 15 kg.
Arriviamo al villaggio di Los Antiguos che nel 1991 ha subito le conseguenze dell’eruzione di un vulcano cileno; infatti la ricaduta delle ceneri ha reso necessaria l’evacuazione della popolazione e per tre anni ha compromesso il raccolto. Dal valico di confine di questo borgo, entriamo in Cile.