Argentina 2019 – 3a parte

Dal 13 ottobre al 15 novembre 2019. Km 2’848

Paso Libertator Frontiera Cile/Argentina – Puente del Inca – Uspallata – Cerro 7 Colores – Sorocayense (Cerro 7 Colores) – Cerro Alcazar – Ullum – San Juan – Cuesta del Viento – Parque Nacional Ischigualasto – Cañon Miranda – Schagui – Rio Hondo – Tucuman – Tafí del Valle – Cafayate – Quebrada de la Conchas – Dique Cabra Corral – Salta – Quebrada del Toro – Santa Rosa – San Antonio de los Cobres – Salar Pocito – Salar Tolar Grande – Paso Sico Frontiera Argentina/Cile

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poco dopo la dogana ci fermiamo al parcheggio da dove parte il sentiero che porta al punto panoramico dal quale si ammira la vetta più alta dell’America del Sud, conquistata nel 1897 dallo svizzero Mathias Zurbriggen: l’Aconcagua, che svetta con i suoi 6960 m s.l.m. sulle Ande. Purtroppo, la montagna è coperta dalla nebbia e così rinunciamo ad inoltrarci nella valle per vedere la cima più da vicino.
Dopo una decina di chilometri ecco apparire il Puente del Inca, un’esplosione di colori dal giallo all’arancio, dal bianco al verde. La leggenda vuole che un Re del Perù che aveva un figlio molto ammalato, volle portarlo a bagnarsi alla fonte di acqua termale; giunto al guado, l’acqua era talmente alta che i suoi soldati costruirono un ponte umano per farli passare. Il Re con il figlio riuscì così ad attraversarlo, giratosi per ringraziare i suoi militi si accorse che i minerali contenuti nell’acqua li avevano pietrificati.
Continuiamo la discesa con i bellissimi pendii di color marroncino dalle mille sfumature, la strada dalla parte argentina del Paso Libertador è decisamente più scenografica. Arriviamo a Uspallata, una cittadina in cui è situato il museo Bòvedas. Nel XVIII secolo e all’inizio del XIX la valle contava parecchie miniere d’estrazione dell’argento usato per produrre le monete. Il museo occupa lo stabile in cui era fuso il minerale per produrre i lingotti che a loro volta erano trasportati a Santiago al palazzo della moneta.
Il giorno seguente nevica per tutta la giornata e noi ne approfittiamo per aggiornare i nostri appunti di viaggio.
Ritornato il sole, ci avviamo verso il vicino Cerro 7 Colores che offre uno scenario molto suggestivo. Con una bella passeggiata raggiungiamo la sommità ma la sua massima espressione la si vive dal basso.
Lasciamo Uspallata, il panorama si fa più ricco di colori e belle montagne, sulla strada vediamo anche un grande templio dedicato alla Difunta Correa. La leggenda narra che durante le guerre civili degli anni 1840, Deolinda Correa seguisse a piedi il battaglione di suo marito, arruolato nell’esercito ma di salute malferma, attraverso le campagne desolate di San Juan. Essa portava cibo, acqua e il figlio piccolo fra le braccia. Una volta finite le sue misere provviste, la donna morì per la sete, la fame e la stanchezza, ma quando alcuni mulattieri che passavano di lì la trovarono, il bambino era ancora vivo e stava poppando dal seno della donna. In Cile ed Argentina vi sono molti piccoli templi a lei dedicati dove le persone lasciano delle bottiglie di acqua in segno di devozione.

Raggiungiamo Sorocayense, dove sorge l’altro Cerro 7 Colores. Il sole basso illumina le rocce esaltando i magnifici colori. Dopo una notte ristoratrice, facciamo un bel giro a piedi avvicinandoci alle stupende montagne colorate, scorgiamo una miniera con diversi pozzi scavati attorno a qualche rudere che fungeva d’abitazione. La carcassa di un camioncino furgonato degli anni 20 fa da cornice, c’è anche il bagno e i resti di un forno a legna. Riprendiamo la Ruta 149 e la lasciamo dopo pochi chilometri al bivio che ci porta al Cerro Alcazar. Qui i colori hanno tonalità più scure. Una breve passeggiata e poi proseguiamo.
Dopo alcuni chilometri la pressione dei freni cala. Il problema avuto in maggio si ripresenta ma fortunatamente riaccendendo il motore i serbatoi si riempiono. Ci fermiamo al campeggio Palmar del Lago di Ullum, che sorge sulle rive dell’omonimo laghetto. Questa sistemazione ci dà l’opportunità di cercare con tranquillità la causa che affligge l’impianto dell’aria dei freni. Troviamo la causa che creava problemi alla valvola che regola la pressione dell’aria: un manicotto sulla tubazione di aspirazione dell’aria per il motore era montato male già di fabbrica, fintanto che era nuovo ha tenuto, con il passare del tempo lasciava entrare aria non filtrata che è aspirata dal turbocompressore e anche dal compressore dell’aria per l’impianto frenante. Per cui la sporcizia che entrava bloccava la valvola che facciamo revisare nella vicina città di San Juan.  Approfittiamo d’essere in città per procurarci una sim card della Movistar per il cellulare. Il primo negozio ci manda ad un chiosco, il chiosco ci fornisce la chip card che non si può installare poiché siamo stranieri. Torniamo dal primo negozio, butta via la sim card e ne installa un’altra. Ci manda in un altro centro Movistar per la consulenza sulle diverse promozioni. Torniamo al chiosco per la ricarica, sono rimasti senza credito. Ci mandano in un altro chiosco e carichiamo il massimo consentito (Pesos 300 = Fr. 5.-) ma sono accreditati solo 265. Non bastano per il pacchetto dati che vogliamo acquistare ma per fare una seconda ricarica bisogna aspettare un’oretta. Incredibile ma vero!
Sfruttiamo il soggiorno in campeggio per fare il giro del lago in moto. La bella vista che abbiamo dall’accampamento pensavamo di godercela anche intorno al lago. Invece nient’affatto, la strada non costeggia il lago e non c’è niente che ci interessa veramente. A riprova della crisi che da anni sta vivendo l’Argentina, anche qui constatiamo che molte infrastrutture sono lasciate andare alla deriva.

Ci dirigiamo verso nord e arriviamo sul lago artificiale di Cuesta del Viento, lo scenario delle montagne che fanno da cornice al lago è molto bello ma, a conferma del suo nome, soffia un forte vento, per cui, dopo un paio di foto dove abbiamo arrischiato di farci portar via dal vento, continuiamo il percorso sulla strada che si fa ancora più scenografica.
Visitiamo il parco Ischigualasto, dichiarato Parco Nazionale nel 1971, e inserito nel 2000 nella lista quale patrimonio dell’umanità. Nella zona sono stati ritrovati 5 delle sette specie dei primi, o meglio, dei più datati dinosauri a livello mondiale. Paghiamo l’entrata e ci dicono di presentarci al cancello con il nostro veicolo per la visita guidata alle 12.55. In attesa visitiamo il museo in cui sono rappresentate le diverse specie di dinosauri e animali della zona. Il pianeta Terra, vecchio di 4’600 mio. d’anni, ha subito profondi cambiamenti nei tempi remoti. Ischigualasto permette di fare un viaggio nel passato, ricostruendo una parte importante dell’evoluzione della Terra e osservare i primi dinosauri vissuti nel periodo del Triassico (250 mio d’anni fa) e dell’era Mesozoica.
Partiamo per il tour, davanti a noi quattro auto, passiamo la prima barriera ma la seconda è troppo bassa, con mille peripezie ce l’abbiamo fatta per il rotto della cuffia!
Ci sono cinque stazioni dove ci si ferma e la guida dà delle spiegazioni.

  • Alla prima stazione si gode di una bella vista sulle conformazioni rocciose scavate dagli agenti atmosferici. Si notano gli strati di rocce generate dai mutamenti della crosta terrestre. La spinta della placca teutonica fa crescere le Ande di circa due cm all’anno.
  • La seconda stazione: il “campo di bocce”, così chiamato per la presenza di pietre rotonde, così levigate per il motivo che nei tempi remoti si trovavano immerse in un lago.
  • La terza stazione: il “sottomarino”. Ora assomiglia più a una locomotiva poiché nel 2015, a causa di un forte vento, il masso che rappresentava la torretta è caduto ed è rimasto solo il periscopio.
  • La quarta: il Museo de Sitio Dr. William Sill, che è stato costruito attorno ai ritrovamenti di due fossili. Vista l’abbondanza dei reperti, sono stati lasciati interrati a scopo didattico. Il più grande è uno scheletro di un Ischigualastia: rettile mammiferoide, fu l’erbivoro più grande della zona. Il secondo, è uno scheletro di Schaponixz; rettile predecessore dei dinosauri e coccodrilli, specie molto abbondante nella regione.
  • La quinta: formazione rocciosa a forma di fungo.

Sulla via del ritorno ci sono 17 km dove la pista costeggia la rossa parete rocciosa dell’altipiano.

Lasciamo Ischigualasto per proseguire in direzione nord. La strada è bella e anche abbastanza panoramica. Ci fermiamo a fare una passeggiata sulla vecchia strada che percorreva il Cañon Miranda e che a tratti mostra una vegetazione assai singolare.
Imbocchiamo nuovamente la RN 40 che mantiene il suo fascino di strada panoramica, anche se ci sono tratti più belli. Visto che si sfiorano i 40°C approfittiamo della bella pozza di Schagui per rinfrescarci… peccato che per raggiungerla ci tocca sgambettare per mezz’ora sotto il sole.
Oggi, domenica 27 ottobre, è una giornata di votazione in Argentina e vediamo parecchia gente incolonnata ai locali di voto allestiti generalmente presso le scuole. Alla radio abbiamo sentito di seggi aperti con clamoroso ritardo, altri non aperti per mancanza di tavoli, altre sedi ancora chiuse per presidenti in ritardo o designazione erronea di più presidenti…
Raggiungiamo il lago artificiale di Rio Hondo, malgrado la temperatura elevata, l’acqua con il suo color marroncino non è molto invitante. Nel comprensorio c’è un autodromo con un museo annesso che non manchiamo di visitare. È ben tenuto e ci sono delle belle vetture da corsa e sportive d’epoca ma molte sono delle repliche. Al piano superiore un’esposizione di moto d’epoca, molti modelli rappresentativi e antichi, ma anche in questo caso molte repliche. Al terzo piano, da dove si gode di una bella vista sul circuito terminato nel 2008 e disegnato da un architetto italiano, trova spazio anche un’esposizione di moto giapponesi.

Partiamo in direzione di Tucuman aeroclub dove ci attendono Guillelmo e Karina, incontrati quasi un anno fa sulla Ruta 40 in Patagonia con una ruota a terra e con poca benzina.
Il giorno seguente, mentre Karina è al lavoro, Guillelmo ci porta a Villa Nougues, ubicata sulla collina che sovrasta Tucuman. C’è un po’ di nebbiolina, tipica della zona, per cui la vista è preclusa. Qui sorgono bellissime case antiche di vacanza in stile germanico/inglese con ampi giardini, occupate specialmente nei finesettimana quando le giornate in città si fanno afose. A causa del clima così umido, queste ville necessitano di molta manutenzione e parecchie sono in precarie condizioni. Visitiamo l’affascinante casa che un amico di Guillelmo e lui stanno sistemando per ospitare artisti e seminari. Siamo molto felici di poter trascorrere questo breve periodo con i nostri amici che culmina con un buon asado (grigliata), dove non mancano le prelibatezze anche per i vegetariani. La presenza di Leandro, un loro amico sommelier, garantisce la qualità di ottimi vini.
Dopo un risveglio faticoso e una messa in moto ancora peggiore, facciamo il pieno dell’acqua all’aeroclub e poi ci avviamo verso Cafayate.
La 307 s’inerpica con parecchie curve ma con un buon fondo stradale e passa tra la Sierra Aconouija e la Cumbres Calchaquies. Attraversiamo Tafí del Valle, rinomata località turistica e percorriamo la sessantina di chilometri che ci separano da Cafayate.
Arrivati in città, su suggerimento di Karina, andiamo ad acquistare del buon formaggio alla “Cabra de Cafayate” e passiamo il resto della giornata cucinando marmellata di mirtilli e di fragole.
Verso fine pomeriggio il cielo diventa cupo e inizia a piovere a dirotto. Alle 18 inizia la Presentazione dei vini della vendemmia 2019 della valle Calchaquìes. Guillelmo e Karina ci hanno regalato due biglietti d’entrata; questo è stato possibile solo grazie alle loro conoscenze poiché i biglietti erano già esauriti da tre settimane. Ci equipaggiamo con gli indumenti per la pioggia e a piedi percorriamo poco più di mezzo chilometro per raggiungere la Bodega El Retiro di El Porvenir. Dicono che in questa regione piove due volte all’anno e mai in questo periodo (la vigna viene irrigata grazie all’acqua che scende dalle Ande). Nessuno aveva quindi creduto alle previsioni meteo che davano possibilità di pioggia. La festa si svolge quindi sotto il portico e senza presentazione ufficiale dei vini che però sono serviti senza lesinare. La serata è stata comunque molto interessante e piacevole malgrado la pioggia battente.
Abbiamo avuto anche l’onore di conoscere Domingo Osvaldo della Bodega Domingo Molina e Domingo Hermanos e il giorno dopo andiamo nella sua cantina per la degustazione. La forte pioggia non ha portato solo sabbia e fango nella cittadina, ma ha eroso diversi punti della strada d’accesso alla cantina. In particolare, 500 m prima della casa vinicola, un guado che normalmente è in secca, è impraticabile. Saliamo a piedi ma purtroppo, com’era prevedibile, la cantina è chiusa. Dove abbiamo parcheggiato il Nimbus è molto bello, per cui decidiamo di passare la notte lì e ritentare il giorno seguente. La signora che risponde al telefono della cantina Domingo Molina ci dice che possono riceverci dopo le 13.00. In totale degustiamo 10 vini, siamo stupiti dell’ottimo rapporto qualità/prezzo.

Partiamo verso fine pomeriggio ed entriamo nella Quebrada de la Conchas percorrendo la super scenografica RN 68 che va in direzione nord. Ci fermiamo alla Yasera per intraprendere nuovamente la passeggiata già fatta in maggio. Al nostro arrivo ecco che ci dà il benvenuto uno scodinzolante cagnolino che conquista il cuore di Gloria. Gli diamo da bere, da mangiare e poco dopo arriva la madre con due cucciolotti e anche il probabile papà.
Il mattino seguente partiamo per la passeggiata, il cagnolino conosciuto ieri sera ci accompagna. Lo scenario non manca di stupirci, anche se lo abbiamo già vissuto sei mesi fa. Questa volta ci inoltriamo anche nel Cañon Colorato. Ritornati dalla passeggiata lasciamo a malincuore il cagnolino e riprendiamo la strada che ci regala altri bellissimi scorci.
Facciamo una tappa sulla Dique Cabra Corral, molto popolare nei periodi di vacanza.

Raggiungiamo Salta. Il suo nome significa “la bella” e il nominativo le calza a pennello. Fu fondata nel 1582 ed era un passaggio obbligato per le merci che transitavano da Buenos Aires all’alto Perù e viceversa.
Quando abbiamo lasciato Santiago abbiamo dimenticato un sacco sul taxi, oltre al resto c’erano anche i certificati di vaccinazione. Ci siamo fatti recapitare le copie presso un’amica di Guillelmo e così abbiamo conosciuto Mariela e suo marito, due simpatiche persone.
A Salta visitiamo il MAAM (Museo Andino Alta Montagna) concepito per esporre i ritrovamenti archeologici trovati sul vulcano Llullaillaco alto ben 6700 m. In particolare, sono state recuperate 3 mummie perfettamente conservate, due bambini e una ragazza adolescente; si presume che siano stati intombati vivi ca. 500 anni fa quale sacrificio per le divinità. La bambina, di ca. sei anni d’età e di famiglia nobile, è vestita con gli abiti femminili tipici Incas e con lei sono state ritrovate delle statuette in miniatura in oro e argento. Il suo corpo è stato danneggiato in parte da un fulmine posteriormente al suo interramento. Il bambino, di ca. sette anni d’età, porta un copricapo come un membro delle famiglie d’élite degli Inca e, anche lui ha un cranio modificato come la bambina, tipico delle famiglie nobili. Con lui sono stati ritrovati una carovana di lama in miniatura con il pastore. La donzella ha circa 15 anni d’età, vestita di abiti pregiati e ornamenti in metalli preziosi, è probabilmente stata prescelta per il viaggio nell’aldilà. Le mummie sono così ben conservate in quanto sepolte nella cenere del vulcano ed evidentemente congelate. Nel museo sono criopreservate a -20°C e a rotazione una è esposta al pubblico.
Visitiamo pure l’interessante museo interattivo dedicato all’eroe nazionale General Martin Güemes, nato in questa città. Nel 1821 s’innesca una guerra civile tra Salta e Tucuman. Martin Güemes fu ferito mortalmente in un’imboscata e dopo 10 giorni di agonia perisce. La bella moglie Carmen, sposata nel 1815 e sempre al suo fianco, morì pochi mesi dopo la scomparsa dell’amato marito.
Come consigliatoci dalla nostra amica Elizabeth che vive in Uruguay, andiamo a cenare al ristorante-peña La casona del Molino. Mangiamo bene anche se non è una cucina ricercata. In tutti i vari locali intonano canzoni folcloristiche. Vicino a noi c’è una grande tavolata e tutti cantano. La gente si assembra attorno al tavolo, dapprima pensiamo che le belle voci hanno attirato l’attenzione, poi si scopre che sono tutti amici e cantanti di canzoni folcloristiche, alcuni molto famosi, e la serata è per festeggiare il compleanno di uno di loro.
Siccome per parecchio tempo non saremo più in una città, ci rechiamo al centro Bridgeston per ruotare gli pneumatici. Approfittiamo anche per far costruire un gancio di traino d’applicare posteriormente, ora ne abbiamo uno solo davanti.

Partiamo in direzione del passo Sico, all’imbocco della valle il paesaggio è di scarso interesse ma poi la Quebrada del Toro si fa molto interessante, peccato che è nuvoloso e i colori sono pallidi.
Raggiungiamo Santa Rosa e visitiamo il piccolo museo che mostra oggetti trovati al sito archeologico Tastil, ubicato sulla montagna che la sovrasta. Per raggiungere le rovine che si trovano a 3110 m s.l.m. percorriamo a piedi un paio di chilometri. Nell’epoca preispanica questo insediamento contava ben 3000 abitanti, si trovava sul “Cammino degli Inca” ed era una tappa intermedia tra la regione di Puna e la valle Calchaquies. Il cammino degli Inca, lungo oltre 6000 km, collegava Cuzco (Perù) con il resto dei villaggi e delle zone produttive.
Continuiamo l’ascesa e raggiungiamo il colle Abra Blanca; qui, a 4060 m s.l.m, si può vedere la vecchia strada carrabile inaugurata alla fine del 1915 e che a quell’epoca deteneva il record mondiale d’altura.
Di seguito ci avviamo verso San Antonio de los Cobres (3700 m s.l.m.). La strada è panoramica e con il sole i colori delle conformazioni montagnose sono splendidi. Passeggiatina in paese dove approfittiamo per comperare alcuni rimedi per il mal di montagna.

Riprendiamo la R51, che da qui non è più asfaltata, e dopo una settantina di chilometri deviamo sulla strada che ci porta al Salar Pocito dove si possono vedere dei bellissimi “occhi azzurri”. Da qui entriamo nella zona conosciuta con il nome “Desierto del Diablo”: la strada diventa sempre più scenografica e ne siamo felici, visto che poi dovremo ripercorrerla. Arriviamo a “Los Colorados”, una zona di montagnette color cacao, ad un certo punto la strada si divide e sulla direzione “Las 7 Curvas” (una chicca della zona) c’è un divieto per camion. Lo rispettiamo e percorriamo la via consentita anche ai veicoli pesanti che si rivela comunque molto panoramica. Raggiungiamo il Salar Tolar Grande, meta di questa deviazione, e ammiriamo i famosi “Ojos de Mar”: diverse sorgenti di acqua dolce sgorgano dal fondo del salar e creano due piscine naturali. Il colore e la trasparenza sono molto influenzati dal cielo e dal vento. Per passare la notte ci trasferiamo nel vicino villaggio. Il giorno dopo visitiamo per la seconda volta l’Ojos de Mar, con il sole del mattino l’acqua si tinge di un bellissimo color azzurro e nelle pozze si vede in profondità. Ritorniamo sui nostri passi e questa volta prendiamo la deviazione proibita ai camion (due guide ci avevano detto che la strada permetteva il passaggio del nostro Nimbus), i primi 500 m ci preoccupano un po’ in quanto piuttosto stretta ma poi c’è quasi sempre spazio per incrociare e “Las 7 Curvas” le abbiamo percorse senza difficoltà.
Riguadagniamo l’arteria principale e in un saliscendi di montagne che offrono stupende vedute multicolori, raggiungiamo la dogana del Paso Sico. Le pratiche doganali le sbrighiamo in fretta, non c’era nessun altro viaggiatore. I doganieri cileni apprezzano il nostro Nimbus e fanno un controllo del frigo e congelatore e le solite domande, tra cui se abbiamo legna (non è permesso portarla in Cile). Rispondiamo di no ma un doganiere nel guardare il garage scopre i tre legni per livellare il camper e lo segnala al collega che, fortunatamente, dice di lasciar perdere.