Sudafrica: un po’ di storia

La storia del Sudafrica è molto complessa e travagliata per cui ci limitiamo a qualche cenno significativo.
Il Sudafrica è la patria dei primi ominidi, le scoperte fatte dai paleontologi provano che i nostri antenati hanno vissuto in questa regione almeno 2,5 milioni d’anni fa.
L’Homo sapiens è nato in questa terra ca. 200’000 anni or sono. Questi cavernicoli già cacciavano con delle lance e delle frecce con punte di pietra.
Gli abitanti del Sudafrica, che ancora vivono ancora nel Paese, sono i Boscimani (San), essi vivono a tutt’oggi in piccoli gruppi nel deserto del Kalahari. Le prove della loro presenza risalgono ad almeno 20’000 anni fa. Gli uomini erano dediti alla caccia: tartarughe, antilopi, ma anche rinoceronti e ippopotami; mentre le donne raccoglievano frutti e piante commestibili.
I Boscimani d’allora non erano sempre in movimento, talvolta sostavano in caverne vicino alla costa e si nutrivano di pesce, foche e crostacei. Un fatto curioso: per prendere i pesci usavano delle trappole e li catturavano sfruttando le maree. Dai Boscimani discendono i Khoisan che tuttora rappresentano la popolazione Sudafricana con un’esigua minoranza.
Dal 1200 d.c. avvennero dei cambiamenti significativi, molte popolazioni che parlavano nguni e sotho  si spostarono in questa terra. Nella tarda età del ferro, gli insediamenti erano migliaia e le popolazioni migrate vivevano in unità famigliari allargate: capanne rotonde collegate da muri a secco che formavano recinti per gli animali domestici.

I primi navigatori europei alla scoperta del Sudafrica
Nel 1453 Costantinipoli era caduta in mano agli ottomani e le vie di terra per il commercio con l’India si erano chiuse, urgeva dunque trovare un collegamento via mare.
Nel 1488 Bartolomeus Dias circumnavigò per primo quella che si credeva la punta più meridionale dell’Africa, battezzato in seguito “Capo di Buona Speranza”, quasi ad esorcizzare quella potenza distruttiva dove i venti e l’oceano Atlantico incontrano quello Indiano. Il punto più meridionale dell’Africa, in effetti, è il capo Agulhas, 150 km più a est. Ma andiamo con ordine: Dias partì nell’agosto del 1487 da Lisbona, in novembre superò la Baia della Balena, scendendo lungo le coste che nessun europeo aveva mai visto, lottando contro venti sempre più avversi. Nel gennaio del 1488 Dias arrivò alla foce del fiume Orange, ma l’Aliseo da sud/est era ormai troppo forte: mentre la nave appoggio riparò in una baia, le due caravelle da 50 tonnellate finirono nell’oceano aperto in balia della tempesta. Per 13 giorni furono spinte verso sud/ovest, in acque sempre più gelide, tra onde d’altezza mai vista. Gli equipaggi erano terrorizzati. A un certo punto però un vento da ovest gonfiò le vele e i marinai fecero rotta a oriente, speranzosi di ritrovare la costa africana ma… niente, continuarono a vedere infinite distese d’acqua. Dias ebbe un’intuizione “e se avessimo oltrepassato la punta più meridionale dell’Africa?”. Fece puntare il timone a Nord e così, dopo 5 giorni avvistarono la costa est dell’Africa. Insomma, aveva superato il Capo di Buona Speranza senza vederlo. L’obiettivo dei temerari navigatori era quello di raggiungere l’India costeggiando l’Africa, ci riuscì Vasco da Gama nel 1497 grazie alle indicazioni di Dias, doppiò il Capo il 20 novembre e raggiunse Calicut in India sei mesi dopo. Dias lo accompagnò fino alle Canarie e gli consigliò di non seguire la costa dell’Africa ma di spingersi più ad ovest in modo d’avere i venti in poppa per raggiungere in seguito il Capo di Buona Speranza. Nel settembre del 1499 le due navi superstiti cariche di spezie fecero un trionfale rientro a Lisbona. Quando i vascelli si fermavano sulle coste, non sempre l’accoglienza degli indigeni era cordiale.
Quando la compagnia olandese delle Indie Orientali si insediò al capo di Buona Speranza nel 1652, l’Africa meridionale era una terra scarsamente popolata. A bordo di tre imbarcazioni 600 olandesi tra uomini, donne e bambini approdarono nei pressi del Capo di Buona Speranza. Lo scopo era di piantare un frutteto di agrumi per alleviare alla carenza di vitamina C degli equipaggi che dovevano affrontare un viaggio così lungo. Questa “carenza” provocava lo scorbuto che decimava l’equipaggio. La loro missione era pure di organizzare una stazione di rifornimento di carne fresca, acqua e vegetali per le navi della citata compagnia che partivano da Amsterdam diretti ai porti dell’Estremo Oriente. Di Boeri, così si chiamavano questi migranti dall’Olanda, ne giunsero sempre di più, visto il clima favorevole della regione, la terra sconfinata e fertile.
Quando i coloni del Capo si lamentarono per la mancanza di manodopera, la Compagnia olandese permise la tratta di schiavi che furono importati soprattutto dalla Malesia e Indonesia nonché dal resto dell’Africa.
Tra il XVI – XVII secolo i Portoghesi introdussero il grano che ben presto divenne il prodotto principale del Paese.
Nel 1688 un folto gruppo di rifugiati francesi protestanti (ugonotti) si stabilì nella valle di Franschhoek (ca. 50 km a est di Città del Capo) dando così il via alla produzione viticola sudafricana.
Nel 1713 un’epidemia di vaiolo uccise molti bianchi, ma decimò i Khoikhoi i quali erano sprovvisti di difese immunitarie.

Gli inizi del XIX secolo
Nel 1795 la monarchia olandese fu rovesciata e sostituita da una repubblica rivoluzionaria dominata dalla Francia. La Gran Bretagna vide minacciato il commercio con l’oriente e inviò subito delle truppe che occuparono il Capo. Gli inglesi furono obbligati a ritirarsi nel 1802 dalla diplomazia ma ritornarono nel 1805 e abolirono il monopolio della Compagnia delle Indie garantendo però libertà di lingua e religione.
Nel 1807 fu abolita la tratta degli schiavi benché fosse ancora legale possederne. La schiavitù fu abolita definitivamente al Capo nel 1834.
Nel 1820 a un gruppo d’immigranti inglesi cosiddetti “Coloni del 1820”  furono trasportati gratuitamente e ricevettero in regalo degli appezzamenti lungo la frontiera orientale. Lo scopo era di creare una zona cuscinetto tra gli abitanti del Capo e gli Xohsa che resistevano tenacemente alle incursioni dei bianchi nel loro territorio. Con una serie di conflitti brutali, i Britannici, con la loro superiorità negli armamenti, spazzarono via la resistenza degli Xohsa.

Diamanti e oro
Nel 1866 e nel vent’ennio che seguì, la scoperta di diamanti e oro cambiò definitivamente la natura della società sudafricana. In quel preciso anno, in una fattoria nei pressi di Hopetown sul fiume Orange, un ragazzo di quindici anni trovò una bella pietra luccicante, pensò ad un gingillo ma si scoprì che era un diamante. Altri ritrovamenti alimentarono la corsa ai diamanti e in due anni la neonata città di Kimberley vide la sua popolazione raggiungere le 50’000 persone.
La ferrovia arrivò a Kimberley nel 1885.
Nel 1886 George Harrison scoprì un incredibile filone aurifero nel Witwatersrand nel Transvaal, seguì quindi la corsa all’oro. Le migliaia di africani che finirono nelle miniere erano sotto stretto controllo, sottopagati e non potevano cambiare miniera per un salario migliore. Molti finirono per vivere in sobborghi ai margini delle città minerarie. Ecco che iniziava ad aprirsi la linea di faglia che avrebbe diviso i Sudafricani per un secolo.

La guerra del Sudafrica nel XIX secolo
Le ambizioni imperiali avevano coinvolto il Regno Unito in diversi conflitti con i Boeri (popolazione di origine olandese).
Nel 1877, approfittando delle spaccature tra i Boeri e del conflitto con i vicini africani, il Regno Unito invase le repubbliche Boere – che già aveva riconosciuto – l’Orange Free State  e il Transvaal e le annesse. Nel 1880 i Boeri si ribellarono e il conflitto cessò l’anno successivo con la firma della Convenzione di Pretoria, con la quale il Transvaal acquisì un governo autonomo. Il presidente del nuovo stato, South African Republic (SAR) era Paul Kruger.
Nel 1899 vi furono le prime avvisaglie della guerra del Sudafrica o detta anche guerra anglo-boera. I Boeri, mal organizzati rispetto all’esercito di professionisti britannico, riuscirono a tenere in assedio diverse città britanniche come Kimberley, Ladysmith ecc. Ne seguì una situazione di stallo, il Regno Unito rispose destinando alla guerra grossi contingenti. Verso la fine dei conflitti ben 450’000 uomini erano sul campo rispetto ai 90’000 Boeri, per cui la loro sconfitta era inevitabile. L’esercito britannico occupò Bloemfontein, Johannesburg e Pretoria e il presidente Kruger andò in esilio in Svizzera nel 1900, dove morì nel 1904. Nel 1902 la guerra era finita.

XX secolo
A soli 8 anni dalla fine della guerra, nel 1910 le colonie del Capo e del Natal d’una parte e le ex repubbliche boere di Orange Free State e Transvaal si unirono e formarono la “Union of South Africa”. Ma l’unione era un accordo tra bianchi, i neri non godevano di alcun diritto di voto tranne quello parziale del Capo. I due schieramenti politici South African Party e National Party erano entrambi determinati a escludere i neri dal potere. Due anni dopo, i neri istituirono un’organizzazione che nel 1923 prese il nome di African National Congress (ANC). L’ANC dovette affrontare una delle peggiori leggi discriminatorie nella storia del Paese. Organizzò molte proteste pacifiche contro il Native Land Act del 1913 il quale stabiliva che benché i neri costituissero il 76% della popolazione essi potevano possedere solamente il 7,5% di terra del territorio Sudafricano, in seguito aumentato al 13%.

Nelson Mandela
Sintesi tratta dal suo libro (Quegli anni felici)
Mandela nacque il 18 luglio a Mvezo, un minuscolo villaggio sulle rive del fiume Mbasche nel Transkei, tra gli aspri monti Drakensberg a nord e le azzurre acque dell’Oceano Indiano a est. Il Transkei che un tempo era la più vasta divisione territoriale all’interno del Sudafrica, è la patria del popolo thembu che fa parte della nazione Xhosa della quale Nelson era un membro. Il padre aveva quattro mogli ed era un capo villaggio. Durante una disputa però perse tutti i suoi averi e così Nelson e la mamma dovettero traslocare a Qunu, in un kraal (nucleo abitativo) che comprendeva tre capanne circolari con muri di fango e un palo di legno al centro che sosteneva il tetto in paglia: in una capanna si dormiva nell’altra si cucinava e la terza fungeva di magazzino. Non c’erano aperture ad eccezione della porta che per varcarla ci si doveva curvare. Il pavimento era fatto di formicai frantumati e per mantenerlo liscio lo si spalmava con sterco di mucca fresco. Intorno, un recinto per gli animali domestici e un po’ di terra per l’orto.  La terra era di proprietà dello Stato. Tranne pochissime eccezioni, gli africani a quel tempo non avevano il diritto di possedere privatamente delle terre.
Qunu era un villaggio di donne e bambini, perchè gli uomini passavano la maggior parte dell’anno a lavorare in remote fattorie o nelle miniere d’oro. Tornavano due volte l’anno, principalmente per arare i campi.
La madre coceva il cibo in una pentola di ferro a tre gambe, su un fuoco acceso dentro la capanna o a cielo aperto. Tutto ciò che mangiavano era coltivato e preparato da loro. Il granoturco era la base dell’alimentazione ma a volte scarseggiava; invece, il latte proveniente dalle capre e dalle mucche abbondava. Non aveva più di 5 anni quando il piccolo Nelson cominciò a fare il pastore.

Sintesi tratta dalla rivista Meridiani no. 113
Mandela volle studiare e diventò avvocato, finché fu coinvolto nella lotta di liberazione e dovette darsi alla macchia per sfuggire alla caccia degli agenti. Lo presero nel 1962, e due anni dopo fu rinchiuso nella tenebrosa prigione di Robben Island, un’isola al largo di Città del Capo.
Quando fu liberato, nel 1990, apparve ai suoi seguaci – scrisse un cronista – con “l’aria di un gentleman vittoriano, una combinazione di nobiltà africana e aristocrazia britannica”. Ventisette anni di sofferenza e umiliazioni non l’avevano piegato.

L’epoca dell’apartheid
Nel 1948 il National Party vinse le elezioni, Verwoerd, come ministro degli affari, adottò una serie di provvedimenti portando il sistema a una crudeltà senza precedenti, con la sua politica dell’assoluta separazione tra le razze. L’NP promulgò leggi sulla discriminazione razziale a livelli esponenziali, proibendo matrimoni tra bianchi e neri, rapporti sessuali, separazione delle razze negli uffici postali, nei parchi, sulle spiagge e in tutti i luoghi pubblici. I neri non avevano diritto di frequentare le università dei bianchi e altro ancora.
Nel 1961 il Sudafrica spezzò ogni legame con il Regno Unito e divenne una repubblica indipendente. Il NP rimase al potere fino al 1994. Verwoerd invece fu assassinato da un deviato mentale bianco nel 1966, un nero non avrebbe mai potuto avvicinarsi.
L’ANC e i suoi alleati organizzarono boicottaggi di autobus e una campagna pacifica di sfida contro le leggi ingiuste che portò all’arresto di migliaia di persone. Nel marzo del 1960 la polizia aprì il fuoco su un corteo di dimostranti del PAC (Pan-Africanist Congress) facendo 69 morti e 180 feriti.
I nazionalisti bandirono i partiti dell’opposizione come l’ANC, il PAC e il Communist Party fino agli anni ottanta, quando il partito al potere iniziò a perdere terreno e consegnò il potere ai militari e alla polizia. Seguì una serie di stati d’emergenza che comprendevano tortura e assassinio degli avversari del regime.
Gli oppositori, privi di alternative, organizzarono una campagna armata. Nelson Mandela e altri oppositori prepararono il sabotaggio di obiettivi strategici ed economici. Nel 1963 la polizia con una retata riuscì a catturare i vertici dell’MK (lance della nazione) e Mandela con altri otto oppositori finirono in carcere a Robben Island condannati all’ergastolo. Per una decina d’anni l’opposizione al regime rimase poco operativa fintanto che nel 1976 gli studenti della township di Soweto iniziarono a protestare contro l’obbligo di usare l’afrikaans a scuola. L’uccisione degli studenti da parte della polizia provocò un effetto a valanga e tutto il paese si sollevò per protestare. Da allora il Sudafrica si trovò in uno stato perpetuo di guerra civile dove morirono migliaia di persone. I guerriglieri dell’MK facevano incursioni dai paesi vicini perpetrando attacchi dinamitardi con obbiettivi dei civili. Leader neri come Desmond Tutu riuscirono a fare in modo che il Paese subisse sanzioni internazionali nell’economia, nello sport e nell’arte.
Dopo scioperi e boicottaggi il regime tentò di fare delle riforme ma…

L’arrivo della democrazia
Alla fine degli anni ottanta il regime stava negoziando segretamente con l’ANC e nel febbraio del 1990 il primo ministro F.W. de Klerk dichiarò al Parlamento che sarebbero state tolte tutte le restrizioni sulle attività politiche. La settimana successiva, dopo vent’anni di prigionia, Nelson Mandela fu liberato. Seguirono ancora anni di violenza e difficili negoziazioni fino alle prime elezioni democratiche che videro Mandela eletto alla carica di presidente nel 1994.
Ben presto entrò in vigore la Costituzione del Sudafrica che garantiva la libertà e i diritti civili fondamentali. Furono abolite le leggi discriminatorie e restituiti i servizi di base a milioni di persone: cure mediche, acqua corrente, elettricità e una casa. Nel 1999 Mandela si dimesse e l’operato dei due presidenti eletti in seguito Thabo Mbeki e Jacob Zuma dal 2009 è molto controverso.

Sintesi tratta dalla guida di National Geographic, 10 dicembre 2015