Cile 2019 – 3a parte

Dal 16 maggio al 4 giugno 2019. Km 1’558

Frontiera Paso Jama – San Pedro de Atacama – (Osservatorio ALMA) – Valle del Arcoiris – Geyser El Tatio – Calama – Antofagasta – Cerro Paranal (Osservatorio ESO) – Parque Nacional Pan de Azúcar – Reserva Natural Municipal Granito Orbicular – La Serena – Coquimbo – Morillos.

Arrivati in Cile spostiamo le lancette dell’orologio di un’ora e, con nostra sorpresa, continuiamo a salire fino a quota 4862 m s.l.m. Da qui la bella strada panoramica scende ripida e con poche curve, fino ad arrivare a San Pedro de Atacama (2400 m s.l.m.). Noi però ci fermiamo 22 km prima della cittadina, con l’imponente Volcán Licancabur alle nostre spalle. Questo magnifico vulcano di 5920 m d’altezza giace per ¾ su suolo cileno e per ¼ su suolo boliviano.
Il borgo di San Pedro de Atacama è più piccolo di quanto ci aspettavamo, molto carino e turistico, con moltissimi negozi, tutti riuniti in poche stradine. Impossibile invece trovare un vero supermercato. Il giorno seguente vorremmo visitare l’Osservatorio ALMA. Le visite gratuite che si svolgono ogni sabato e domenica, sono gettonatissime e il biglietto andrebbe riservato 5 mesi prima. Anche la lista d’attesa si riempie facilmente e quindi l’unica possibilità per noi è quella di presentarsi alla partenza del bus e sperare che qualcuno non arrivi. Sabato, solo una persona non si presenta … niente visita! Un po’ scornati andiamo a fare un giretto al centro e scopriamo che il piano regolatore è molto rigido: solo case di un piano costruite in adobe e nessuna strada asfaltata. Questa caratteristica dà al villaggio un’aria molto particolare. Decidiamo di visitare la Valle de la Luna, fermandoci a tutti i “mirador” e facendo delle bellissime camminate. Questo spettacolo lunare di grande bellezza è una depressione circondata da piccole montagne dalle creste affilate e di un caldo color marrone, sembrano imbiancate da una spolverata di neve ma in realtà sono sali minerali. L’azione erosiva del vento e dell’acqua ha creato nel corso di milioni d’anni queste insolite formazioni geologiche. Situata nella cordigliera del sale, deve le sue origini a una compressione del terreno della salina che la ospita. A fine pomeriggio ci spostiamo nel “mirador El Coyote” da dove si gode un bellissimo tramonto con vista su tutto il salar e la vallata. C’eravamo lasciati con Irmi e Peter, conosciuti sul passo San Francisco, con la promessa di rivederci a San Pedro de Atacama. Così è stato e la cenetta in loro compagnia, a base di polenta e funghi, ha coronato questa bella giornata.

Domenica di primo mattino ci sistemiamo alla fermata da dove parte il bus per l’Osservatorio ALMA. Oggi siamo più fortunati. Dopo una mezzoretta di viaggio siamo alla base operativa dell’Osservatorio che si trova a 2900 m s.l.m.. 66 enormi antenne, quasi tutte di un diametro di 12 metri provenienti da USA, Asia ed Europa, sono piazzate sull’altopiano di Chajnantor, a oltre 5000 m di altitudine; tutt’insieme simulano la prestazione di un telescopio di ben 16 chilometri di diametro. Nel centro della parabola c’è il ricevitore, come una camera fotografica, capta la luce e i segnali radio molto deboli che provengono dallo spazio, anche quelli che provengono da oltre la nostra Galassia. Per riuscire in quest’intento, il ricevitore dev’essere molto silenzioso: gli ingegneri hanno risolto questo problema abbassando la temperatura a – 273° C. La prima antenna fu piazzata il 17 settembre 2009. Tutti i dati sono inviati tramite fibra ottica nella sede di Santiago. In questo periodo lavorano 260 persone per ALMA. Gli astronomi possono far richiesta di eseguire degli studi e una commissione esamina le domande; per l’anno in corso ne hanno accettate 500 su un totale di ca.1’800. I committenti hanno un anno di tempo per ultimare lo studio dopo di che devono produrre una relazione scritta sui risultati. La pubblicazione della prima foto del “buco nero” (aprile 2019) è stata possibile anche grazie alle riprese di ALMA. La visita è molto interessante e abbiamo la fortuna di vedere una di queste antenne, che si trova in revisione alla base operativa, piroettare ad una velocità che non ci immaginavamo.
La visita termina nel primo pomeriggio e noi ci spostiamo nella bellissima Valle del Arcoiris, sistemandoci per la notte davanti a una splendida parete colorata.
Il posto è bellissimo, ideale per una bella camminata.

Ritorniamo a San Pedro a fare il pieno di carburante per raggiungere El Tatio, rinomato per i suoi geyser. Per caso incontriamo Peter che ci presenta velocemente all’equipaggio svizzero formato da Alex e Nadia che viaggiano con un VW bus camperizzato. Siccome anche loro trascorreranno la notte a El Tatio, rimandiamo le chiacchiere a più tardi. E via, si parte, davanti a noi una strada di sale, in parte sterrata che in 78 km ci porta da un’altura di 2400 m s.l.m. ai 4330 m. A 10 km dall’arrivo e all’imbrunire, il Nimbus si ferma: non v’è più aria nel circuito dei freni e il compressore non carica. Poiché questo guasto c’è già capitato, pensiamo che spegnendo e riaccendendo il motore i serbatoi si sarebbero riempiti di aria, ma niente di ciò succede. Dopo quasi un’ora di tentativi al freddo, il serbatoio dei freni è pieno d’aria e con una guida avara di frenate riusciamo appena a percorrere i 10 km che ci permettono di raggiungere il parcheggio dell’entrata ai Geyser El Tatio. Chiediamo ad Alex e Nadia un passaggio per l’indomani e lì invitiamo a colazione per le 5h00! Durante la notte la temperatura scende fino a -10°C. Alle 5h00 arrivano Alex e Nadia e ci dicono che il loro camper non si avvia! Decidiamo quindi di fare colazione tranquillamente e di pensare ai problemi dei veicoli solo dopo aver visitato i geyser che, anche se distanti solo un paio di chilometri, per questioni di sicurezza, bisogna raggiungerli in auto. Loro chiedono un passaggio a dei turisti mentre noi siamo accompagnati da un guardaparco. Con i suoi 4300 m s.l.m. El Tatio è il campo geotermico più alto del mondo. Ben 64 geyser e un centinaio di fumarole conferiscono a quest’enorme area un’immagine suggestiva. L’acqua espulsa con grande pressione da queste fenditure che portano alle viscere della terra, i vorticosi getti di vapore e il gorgoglio che sembra un numero infinito di pentole a vapore, conferiscono a questo luogo un’atmosfera indimenticabile. Il meglio di questo spettacolo surreale è all’alba, quando l’aria fredda fa condensare il vapore che esce dalle fumarole. Ci dicono che anni fa sono stati fatti degli studi nella zona per costruire una centrale termoelettrica ma fino ad ora nulla succede. È molto freddo e l’idea di fare il bagno nella piscina termale viene accantonata. Dopo qualche ora, con il sole che ci riscalda un pochino, camminiamo tutt’insieme al parcheggio e cerchiamo di risolvere i problemi ai veicoli. Con l’aiuto di Alex e di un martello riusciamo a sbloccarle la valvola e il serbatoio dei freni si riempie di aria. In seguito, attacchiamo i cavi alla batteria del loro furgone ma a causa dell’altura e del freddo, il motore VW bus non si avvia. Decidiamo di trainarlo ma dopo 50 m ci accorgiamo che il serbatoio d’aria si svuota; questa volta neppure con il martello riusciamo a sbloccare la valvola difettosa. Mentre Alex si fa trainare da un ranger e riesce ad avviare il motore, noi contattiamo il Garage MAN di Calama. Ci dicono che non hanno ancora l’officina MAN ma che il giorno dopo possono venire e trainarci fino ad Antofagasta. Salutiamo Alex e Nadia e aspettiamo l’indomani in compagnia di alcune volpi. Arriva il carro attrezzi e dopo un’oretta Juan ha finito d’attaccare il Nimbus al veicolo di soccorso … partiamo alle 9h15. Fino a Calama la strada è abbastanza ripida e tortuosa e dividiamo il sedile accanto a Juan. Approfittiamo del cambio autista nella loro sede di Calama e del fatto che da lì in poi la strada è piuttosto diritta per continuare il viaggio nella cabina del Nimbus dove, nonostante lo spauracchio di quello che potrebbe succedere in caso d’incidente, siamo più comodi. I 400 km di traino terminano nel garage MAN di Antofagasta alle 18.45. All’indomani, Gino, il meccanico che svolge il lavoro, è assistito telefonicamente dallo specialista di Santiago. Dicono che dev’essere un problema elettrico perché la valvola o va o non va. Dopo aver pulito i contatti però la valvola ancora non funziona. A questo punto, montano una valvola presa in prestito da un altro camion e il problema è risolto. Una nuova valvola quattro vie viene quindi ordinata a Santiago e la giornata si conclude con la speranza che il ricambio arrivi al più presto per via aerea. Alle 17.15 del giorno successivo finalmente arriva il pacchetto e Gino può terminare il lavoro.

Andiamo verso sud e raggiungiamo il parcheggio dell’Osservatorio ESO (European Southern Observatory), situato sul Cerro Paranal a 2664 m s.l.m.. Il suo aspetto futuristico è stato scelto per alcune scene del film con James Bond “Quantum of Solace” (2008). Siamo fortunati e riusciamo a partecipare alla visita guidata del pomeriggio. Qui, con raffiche di vento di 90 km/h possiamo ammirare il Very Large Telescope (VLT), formato da quattro distinti telescopi, ciascuno con un diametro di 8,2 m. Visitiamo la struttura del telescopio, gli uffici e l’albergo sotterraneo con tanto di piscina riservato agli scienziati. Soddisfatti della visita riprendiamo la bella strada costiera verso sud.
Attraversiamo il Parque Nacional Pan de Azúcar fino ad arrivare all’omonima baia. Nonostante sia nuvoloso il posto è bellissimo e riusciamo facilmente ad immaginarci il colore dell’acqua che con il sole e le enormi spiagge bianche dev’essere di un turchese chiarissimo. Riprendiamo la R5 che si snoda lungo la costa e facciamo una tappa nel “Parque Zoologico”: il nome deriva delle strane conformazioni rocciose. Percorriamo altri 5 km e ci fermiamo a bordo mare alla Reserva Natural Municipal Granito Orbicular. Andiamo alla ricerca dei Graniti Orbicular e rimaniamo a bocca aperta nel vedere lo splendore di queste rocce leopardate formatesi nelle viscere della terra 150 milioni di anni fa.
Arriviamo a La Serena e ceniamo con Maja e Gery al Ristorante Bakulic dove, oltre che mangiare benissimo, passiamo un’allegra serata. Senza una persona che fa da garante non è consentito lasciare il Cile senza il veicolo con cui si è entrati; siamo molto riconoscenti a Gery per essersi assunto questo onere. Il giorno seguente ci presentiamo all’ufficio doganale di Coquimbo per evadere le pratiche. In serata raggiungiamo l’Estancia di Maja e Gery a Morillos, dove passiamo piacevolmente gli ultimi giorni nella nostra prima stagione in Sudamerica e dove il Nimbus e la moto sosteranno durante i mesi estivi che trascorreremo in Svizzera.

I nostri cari amici ci accompagnano a Ovalle e in 5 ore di bus raggiungiamo l’aeroporto di Santiago.

Hasta pronto Chile … ci rivedremo ad ottobre, quando le temperature inizieranno a salire e i cagnolini randagi non avranno più bisogno dei cappotti.