Zimbabwe: un po’ di storia

Breve storia dello Zimbabwe
Lo Zimbabwe era noto come Rodesia meridionale.
Le rovine di Grande Zimbabwe, scoperte nel 1871, testimoniano la presenza nella zona fin dal X secolo, di una civiltà dall’elevato sviluppo.
Nel 1837 il territorio degli Shona fu conquistato dagli Ndebele (o Matabele). L’opera colonizzatrice del territorio da parte dei bianchi fu svolta dal britannico, più uomo d’affari che esploratore, Cecil Rhodes, il quale aveva come sogno di colonizzare tutta l’Africa sotto l’Impero Britannico. Rhodes stipulò nel 1888, con il re dei Matabele Lobenguela, un accordo per lo sfruttamento delle risorse minerarie e un anno dopo fondò la British South Africa Company (BSAC). Nel 1895, i territori sotto il controllo della BSAC (ora Zambia e Zimbabwe) assunsero il nome di Rhodesia, diventando a tutti gli effetti una colonia personale di Cecil Rhodes. Nel 1898 la Rhodesia si divise in due stati: Rhodesia settentrionale (che dal 1911 venne rinominata Zambia) e dalla più ricca Rhodesia meridionale (che nel 1980 venne rinominata Zimbabwe) che ospitava la quasi totalità dei colonizzatori. Cecil Rhodes morì nel 1902 all’età di 49 anni, la gestione del territorio da parte della compagnia da lui fondata, la British South Africa Company, si protrasse sino al 1923, data in cui il territorio si trasformò in una colonia britannica.
Tuttora Rhodes è un personaggio controverso: si è arricchito alle spalle delle etnie locali ma ha anche fondato scuole e finanziato gli studenti che non si potevano permettere la retta.

Allo scopo di mediare tra il sistema dell’apartheid sudafricano e i governi socialisti dei Paesi africani appena divenuti indipendenti, la Gran Bretagna decise, nel 1953, di unire le due Rhodesie al Nyasaland (attuale Malawi) e creare una Federazione. La crescente pressione dei movimenti nazionalisti africani contribuì alla caduta della Federazione nel 1963, con la conseguente dichiarazione d’indipendenza degli attuali Zambia, Malawi e Zimbabwe.
Nel maggio del 1965, il Fronte Rhodesiano vinse di nuovo le elezioni generali e, seguendo il modello d’apartheid sudafricano, consegnò ai bianchi ogni potere economico e politico, costringendo i neri a subire discriminazioni e privazioni. Ian Douglas Smith, segretario del principale partito bianco, il Fronte Rhodesiano, e Primo Ministro della Rhodesia Meridionale (Zimabwe), proclamò a sua volta, l’11 novembre 1965, l’indipendenza della colonia dalla Gran Bretagna con una dichiarazione unilaterale. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite invitò tutti i membri dell’ONU a non riconoscere la Repubblica di Rhodesia contro la quale erano state applicate delle sanzioni economiche. Durante il periodo d’embargo, la Rhodesia fu sostenuta dal Sudafrica e dal Portogallo di Salazar che allora controllava il Mozambico, garantendo libero accesso ai porti.  In ogni caso, il governo “bianco” portò la Rhodesia a un altissimo livello economico, tanto da farla soprannominare la “Svizzera d’Africa”.
Dal luglio 1964 al 1979 infuriò una guerra civile tra colonizzatori e colonizzati. Entrambe le parti commisero atrocità. I ribelli Shona, più violenti e di matrice ZANU, guidati da Robert Mugabe e sostenuti dall’URSS e i rivoltosi Ndebele del partito ZAPU guidati da Joshua Nkomo, sostenuti dalla Corea del Nord, costrinsero il governo Smith a cedere. Nel 1979 si arrivò a un accordo tra le parti per un processo di transizione e nel 1980 lo Zimbabwe assunse il nome attuale e la sua indipendenza fu riconosciuta a livello internazionale.
Le prime elezioni elessero Robert Mugabe Capo del Governo e Canaan Banana Capo di Stato. Allo scadere del mandato, nel 1987, Mugabe si autoproclamò Presidente. Il Governo Mugabe non gestì in modo accorto il Paese trascinandolo, verso la fine degli anni novanta, nella più totale rovina sociale ed economica.  Alla fine del secondo millenio, per placare l’ira della popolazione, il governo Mugabe s’inventò la riforma agraria. Essa consisteva nell’esproprio dei latifondi di proprietà dei bianchi, senza alcun rimborso che, complessivamente, coltivavano frutta e verdura e allevavano bestiame nel 70% delle terre coltivabili del Paese. Queste proprietà furono assegnate a collaboratori, parenti e amici del presidente e ben presto le aziende andarono in rovina con una perdita di posti di lavoro incolmabile. Come conseguenza, negli anni successivi, la produzione calò di circa due terzi. Dalla metà del 2007 sono fuggiti dal paese ben oltre 3,4 milioni di persone.

Il 15 novembre 2017 un colpo di Stato non cruento forza Mugabe a dare, una settimana più tardi, le dimissioni. In questo momento la presidenza l’ha assunta l’ex vicepresidente Emmerson Dambudzo Mnangagwa: siccome è dello stesso partito di Mugabe, i locali amano dire “stesso vino ma botte nuova” o “stessa biscia ma pelle nuova”. L’ex vicepresidente si era autoesiliato da ca. un anno poiché aveva avuto dei dissidi con la moglie di Mugabe la quale aspirava alla presidenza! Gli abitanti sperano di vedere un cambiamento nelle elezioni che si dovrebbero tenere in luglio/agosto 2018. A complicare le cose, il leader dell’opposizione Morgan Tvangirai dell’MDC (Movement for the Democratic Change), in cui la popolazione riponeva la propria fiducia quale futuro presidente, è deceduto in circostanze misteriose. Si dice che probabilmente è stato avvelenato.

Alcuni cenni sullo Zimbabwe
Il territorio conta una superficie di km² 390’757 (Italia km² 301’338). Il censimento del 2012 contava ca. 12,5 mio di persone. Nel 1975 la comunità dei bianchi aveva raggiunto il suo picco con 296’000 residenti, il censimento del 2012 ne contava meno di 29’000, all’inizio del 2018 sembra che siano ca. 10’000.  Il Paese ha un clima favorevole, tropicale con una discreta disponibilità d’acqua, presenta due stagioni: una secca da aprile a ottobre e l’altra piovosa tra novembre e marzo. Le terre sono divise in tre fasce in base all’altitudine: basso Veld (0-700m), medio Veld (700-1200m) e alto Veld (> 1200m).
La bigamia è permessa ma l’uomo deve avere la possibilità di mantenere le diverse mogli con i relativi figli, le nuove generazioni sono piuttosto per la monogamia.
La speranza di vita che nel 2000 era di 60 anni è scesa a 43 anni, causata dalla mortalità infantile che è salita drasticamente, provocata dalla penuria di trovare medicamenti e dalla chiusura di diversi ospedali e centri della salute. Inoltre, la diffusione dell’AIDS, negli ultimi anni si è fatta più massiccia. Un terzo della popolazione è sieropositivo. Questa malattia ha provocato un altissimo numero di orfani, più di un milione. A peggiorare la situazione, per ragioni economiche, il governo Mugabe ha eliminato le vaccinazioni.
Nell’ultimo decennio il Paese è stato confrontato con una gravissima inflazione. Il 15 giugno 2015 lo Zimbabwe ritira dalla circolazione la propria moneta nazionale introducendo il dollaro americano. Il cambio fu fissato in 250’000 miliardi di dollari Zimbawiani per un USD (non è un errore!), è proprio così, 1$! La penuria di liquidità continua, tant’è vero che i locali, di regola, possono prelevare solo 20 $ al giorno e le code ai bancomat sono lunghissime.
Il dollaro dello Zimbabwe non si può esportare, anche perché gli altri stati non lo riconoscono. Teoricamente il loro dollaro equivale al dollaro americano ma, al mercato nero 1 USD è cambiato a 1,30 $ Zimbabwesi.
Le paghe di un operaio/impiegato variano da USD 150 fino ai 500 al mese, un insegnante ne guadagna 400. Nella capitale i salari sono più alti, oltrepassano anche i 900 USD. Il costo di un ragazzo internato in un collegio pubblico è di ca. USD 50 mensili.